di Shorsh Surme –
La Corte Suprema delle Nazioni Unite ha ordinato a Israele di fermare la sua offensiva a Rafah, citando il “rischio immenso” per la popolazione di centinaia di migliaia di palestinesi che hanno cercato rifugio nella città meridionale della Striscia di Gaza. Tuttavia la Corte non ha chiesto la fine della più ampia offensiva israeliana nel territorio.
La decisione ha segnato la terza volta quest’anno in cui la giuria di 15 giudici ha emesso ordini preliminari per contenere il bilancio delle vittime e creare percorsi per maggiori aiuti umanitari a Gaza.
A Israele è stato ordinato a “fermare immediatamente la sua offensiva militare e qualsiasi altra azione nel governatorato di Rafah, che rischia di infliggere ai palestinesi di Gaza condizioni di vita che potrebbero portare alla sua distruzione fisica totale o parziale”.
In risposta alla sentenza della Corte, in una dichiarazione del governo israeliano ha affermato che il paese intende proseguire con la sua offensiva a Rafah. “Israele non ha portato avanti e non porterà avanti attività militari nell’area di Rafah che creino condizioni di vita che potrebbero portare alla distruzione della popolazione civile palestinese, in tutto o in parte”, si legge nella dichiarazione del governo israeliano.
Yuval Shany, esperto di diritto internazionale presso l’Università Ebraica e membro senior dell’Israel Democracy Institute, afferma che la sentenza della Corte ha lasciato abbastanza ambiguità da consentire a Israele di continuare la sua offensiva.
Il presidente della Corte Nawaf Salam ha osservato che le misure provvisorie ordinate all’inizio di quest’anno non hanno affrontato pienamente la situazione a Gaza e che le condizioni, in particolare a Rafah, sono peggiorate.
Salam ha citato un rapporto del Fondo internazionale per l’infanzia delle Nazioni Unite secondo cui circa la metà degli 1,2 milioni di palestinesi rifugiati a Rafah sono bambini, e ha avvertito che “le operazioni militari comporteranno, cito, la mancanza dei pochi servizi di base e delle infrastrutture di cui hanno bisogno per sopravvivere”.
Oltre a chiedere all’esercito israeliano di cessare immediatamente le sue operazioni a Rafah, la Corte ha ordinato a Israele di mantenere aperto il valico di frontiera di Rafah con l’Egitto per gli aiuti umanitari, e di consentire agli organi investigativi delle Nazioni Unite l’accesso a Gaza in modo che possano portare a termine un’operazione missione conoscitiva per raccogliere prove per il caso più ampio portato dal Sud Africa, che accusa Israele di genocidio. Infine la Corte ha ordinato a Israele di presentare entro un mese un rapporto in cui vengano forniti dettagli sulle misure adottate per adempiere agli ordini della Corte.