Gaza. L’Europa del doppiopesismo e dell’ipocrisia finge di non vedere

di Giuseppe Gagliano –

A Bruxelles c’è chi piange per i morti, e chi invece finge di non vederli. Il Parlamento europeo ha appena scritto un’altra pagina vergognosa della sua storia bocciando, per la seconda volta, la proposta di discutere l’attacco israeliano alla nave umanitaria Conscience e il piano militare per l’invasione totale di Gaza. Voti favorevoli: 164. Contrari: 256.
Il copione è noto: il Partito Popolare Europeo (quello che si commuove solo per Kiev), i Conservatori e i Patrioti per l’Europa si sono schierati compatti nel silenzio. Gli altri, Socialisti, Sinistra e Movimento 5 Stelle, hanno osato proporre l’impensabile: parlare. Aprire una discussione. Mettere in fila i fatti, le bombe, i morti. Troppo per le anime belle di Bruxelles, che applaudono la democrazia finché non va a disturbare l’ordine delle cose.
E pensare che si trattava di commentare un attacco armato a una nave piena di civili, in acque internazionali, avvenuto nella notte del 2 maggio. Un drone israeliano ha colpito la Conscience mentre trasportava aiuti verso Gaza. Dodici membri dell’equipaggio, quattro passeggeri civili. Tutti salvi per miracolo.
Già nel luglio 2024, alla vigilia dell’insediamento del Parlamento europeo, la nuova legislatura aveva respinto una mozione simile. Allora come oggi, la priorità non era Gaza ma l’industria bellica e i suoi amici. Perché, nel frattempo, la Commissione von der Leyen continua a firmare piani di riarmo, mentre si chiude la bocca a chi osa criticare Netanyahu. E se qualcuno chiede conto dei 50mila morti palestinesi, dei raid contro ospedali, scuole e convogli umanitari, gli si risponde con la solita fuffa: “moderazione”, “appelli”, “posizione chiara”. Parole vuote per riempire un silenzio assordante.
Zingaretti, unico a rompere il muro dell’omertà, ha parlato di una Gaza “senza cibo da due mesi, sotto bombe che ormai colpiscono solo civili”. Ha ricordato che “nessuna sicurezza nasce da invasioni”, e che l’unica soluzione resta quella dei due popoli, due Stati. Ma a Bruxelles, evidentemente, la pace è vista come una minaccia. Meglio lasciar decidere a Israele, che nel frattempo prepara una nuova offensiva subito dopo la visita del presidente Trump (13-16 maggio), il quale, a proposito, si è ben guardato dal criticare alcunché.
A Malta intanto si contano i danni. La Conscience ha riportato gravi lesioni allo scafo. A Gaza, invece, si continua a morire. L’ultimo bollettino: 500 milioni di dollari in danni, quattro morti solo nell’attacco a Hodeidah, infrastrutture civili distrutte, centrali elettriche rase al suolo. Ma guai a discuterne in Parlamento.
A lasciare basiti è stato il portavoce della Commissione Anouar el-Anouni: ha espresso “preoccupazione” e chiesto “massima moderazione”. Ha aggiunto che non ci saranno “speculazioni su eventuali sanzioni” per Israele. Tradotto: non faremo nulla, ma vi preghiamo con tutto il cuore di non esagerare troppo con le bombe. Gentilezza istituzionale, più che diplomazia. L’ennesima prova che quando si parla di Gaza, l’Europa si gira dall’altra parte.
Ma guai a dirlo. Si rischia di disturbare i padroni dell’ordine mondiale. E in un’Unione Europea dove il diritto internazionale vale solo per gli altri, il vero scandalo è provare ancora indignazione.