Gaza. Netanyahu continua la guerra per appropriarsi della Striscia

di Giuseppe Gagliano

Israele ha lanciato una nuova offensiva su Gaza, interrompendo la tregua in vigore dal 19 gennaio. Quasi 400 palestinesi sono morti, centinaia sono rimasti feriti. Il governo di Benjamin Netanyahu ha giustificato l’operazione con il rifiuto di Hamas di rilasciare gli ostaggi ancora detenuti nella Striscia. Ma la realtà è un’altra: Israele non ha mai avuto intenzione di fermarsi. La tregua era solo una pausa strategica, necessaria per riorganizzare le forze e riprendere i bombardamenti con ancora più forza. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: famiglie intere sterminate, obiettivi civili colpiti senza distinzione, una strategia mirata a rendere Gaza invivibile.
La comunità internazionale aveva già avvertito. L’Onu aveva segnalato il rischio di genocidio, con la relatrice speciale Francesca Albanese che aveva denunciato apertamente il piano israeliano: cancellare la Palestina. Il massacro di queste ore ne è l’ennesima prova. A Rafah 17 persone della stessa famiglia sono state uccise in un solo raid. Tra le vittime almeno 12 donne e bambini. A Gaza City un alto esponente di Hamas, Mohammad al-Jmasi, è stato colpito insieme ai suoi nipoti. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver eliminato diversi leader del movimento, ma i numeri parlano chiaro: la maggior parte delle vittime sono civili.
Israele ha consultato gli Stati Uniti prima di lanciare gli attacchi. La Casa Bianca ha confermato di essere stata informata in anticipo, come se si trattasse di un passaggio formale prima di un’azione inevitabile. Ancora una volta l’alleanza tra Tel Aviv e Washington si traduce in impunità totale per il governo israeliano, che può bombardare senza alcuna ripercussione. Gli appelli dell’ONU e delle organizzazioni umanitarie restano inascoltati. Davanti a 49mila morti dal 7 ottobre 2023, l’Unione Europea come sempre e in un imbarazzante doppiopesismo, si limita a esprimere “preoccupazione” senza alcuna azione concreta.
Hamas ha accusato Israele di aver sabotato deliberatamente i negoziati. Netanyahu ha scelto di riprendere la guerra invece di continuare il dialogo. Il Forum delle Famiglie degli Ostaggi ha dichiarato di sentirsi “scioccato e terrorizzato” dalla decisione del governo israeliano di interrompere il processo di rilascio degli ostaggi. Ma la realtà è che il premier israeliano ha bisogno della guerra per rimanere al potere, per tenere compatta la sua maggioranza e per evitare che l’opposizione possa rimettere in discussione la sua leadership.
A Gaza intanto la popolazione è allo stremo. L’assedio continua, gli aiuti umanitari vengono bloccati, i bombardamenti si intensificano. Le truppe di terra potrebbero tornare a combattere nelle prossime ore, mentre Israele si prepara a un’operazione ancora più ampia. La strategia è chiara: non si tratta solo di eliminare Hamas, ma di rendere Gaza invivibile per poi appropriarsene, di cancellare ogni possibilità di resistenza, di distruggere la Palestina pezzo dopo pezzo. Lo dicono i numeri, lo dimostrano i fatti. Ma come sempre, il mondo guarda e lascia fare.