di Daniela Binello –
Oggi e domani a Genova (26-27 settembre) i sindacati dei lavoratori portuali di tutta Europa si riuniscono in assemblea per pianificare un boicottaggio commerciale unitario che avrà effetti di pressione significativi contro lo sterminio dei civili a Gaza. I portuali rappresentano uno dei fattori più strategici nell’ambito delle svariate forme di protesta contro la guerra a Gaza.
L’assemblea ha lo scopo di coordinare uno sforzo volto a bloccare le spedizioni di armi che potrebbero essere utilizzate a Gaza, ma l’iniziativa aspira ad allargarsi in un boicottaggio commerciale ancora più ampio contro le politiche aggressive del governo israeliano contro la Palestina.
E’ il sindacato italiano Usb a ospitare i colleghi sindacalisti dei porti di Spagna, Francia, Grecia, Cipro, Marocco e Germania, che hanno raggiunto Genova per elaborare una strategia comune. Francesco Staccioli, dell’esecutivo federale dell’Usb, che sta guidando il coordinamento con le altre sigle partecipanti, ha detto che dall’assemblea uscirà un piano d’azione concreto a breve e lungo termine.
I sindacati coinvolti hanno un peso significativo nel settore marittimo europeo. La Coordinadora spagnola domina il lavoro portuale nei porti più grandi del paese. La francese Cgt Port & Docks fa parte della più grande confederazione sindacale in Francia. In Grecia e a Cipro i sindacati partecipanti sono le forze dominanti al Pireo e a Limassol. E in Marocco l’Odt rappresenta i lavoratori portuali di Tangeri, un punto di accesso fondamentale per il commercio mediterraneo.
A giugno, i lavoratori portuali di Marsiglia avevano bloccato una spedizione di materiale militare destinato a Israele. A luglio, centinaia di persone si sono riunite al Pireo, uno dei porti più grandi d’Europa, per fermare una spedizione di acciaio per uso militare.
Ora l’attenzione si concentra sul come reagire alle vicende della Global Sumud Flotilla, presa di mira dai droni in acque internazionali a sud di Creta all’inizio di questa settimana, seguiti ad altri attacchi avvenuti in precedenza in Tunisia.
Oggi, durante l’assemblea, i portuali affronteranno complessivamente il tema del blocco delle esportazioni militari verso Israele, ma in prospettiva, chiarisce Staccioli, ciò potrebbe significare un’azione sindacale coordinata nei porti europei non solo contro le armi, ma contro tutte le merci dirette a Israele.
Un boicottaggio commerciale da parte del mondo del lavoro portuale potrebbe avere una rilevanza ancora più significativa se fosse attuato in simultanea nei porti di tutta Europa. L’iniziativa nasce, dunque, con l’obiettivo programmatico di rendere i porti “zone libere dalle armi”, una proposta che ha preso corpo durante l’estate, quando navi cariche di armi e attrezzature militari dirette in Israele hanno attraccato al Pireo in Grecia, a Marsiglia in Francia e a Genova. Gli eventi più recenti non hanno fatto altro che rimodellare quella proposta con l’intenzione di attuarla in maniera più sistematica.
Il punto di svolta è stata la Global Sumud Flotilla, la quarta e più grande sfida marittima contro lo sterminio dei civili palestinesi e l’occupazione di Gaza da parte di Israele, mentre i gazawi intrappolati nella Striscia affrontano una crisi umanitaria molto più che drammatica, con le agenzie delle Nazioni Unite che denunciano, inascoltate, la carestia in tutta l’enclave.
La missione della Flotilla ha quindi amplificato l’attenzione dei lavoratori portuali, che avevano già avvertito che se ci fossero stati attacchi avrebbero immediatamente bloccato tutte le spedizioni verso Israele.
L’odierna assemblea di Genova prosegue anche domani con le delegazioni dei lavoratori portuali che accoglieranno anche i lavoratori della catena di approvvigionamento per il trasporto e la produzione di materiali bellici. La sessione aprirà un confronto sugli scioperi contro il carico e lo scarico di armi.












