GB. Elezioni vicine, gli ultimi sondaggi prima del voto del 7 maggio

di Michele Convertino –

gb camera dei comuniEdimburgo. Fra cinque giorni le elezioni generali in Regno Unito riveleranno, come è stata storia recente in altre democrazie europee, il gioco delle alleanze. E’ apparso chiaro fin dallo scorso inverno che al momento non esiste un unico partito, in grado di reggere un nuovo governo. Se nelle ultime elezioni i Conservatives erano di fatto il partito che aveva ricevuto il maggior numero di voti, seppur appoggiato dai Liberal Democrats, sembra chiaro che questa volta i conti non torneranno. Stando alle ultime proiezioni, i Tories possono sperare di ricevere 276 seggi contro i possibili 267 del Labour Party. La maggioranza viene raggiunta con 326 posti in parlamento e nella migliore delle ipotesi una coalizione di 322 seggi potrebbe passare un eventuale voto di fiducia. Sì, ma quale coalizione?
I LibDem ovviamente siederanno alla destra di Cameron, superando di poco i 300 seggi, anche con un altro piccolo supporto da parte dell’Ukip di Farage, gli sforzi di formare un nuovo governo potrebbero risultare vani. L’opposizione formata dagli altri partiti, Labour e SNP su tutti, formerebbe un blocco anti-conservatori. Circa 322 se i dati verranno confermati dal voto. I nazionalisti scozzesi sono diventati esattamente quella variabile che deciderà pesi e direzioni nel nuovo parlamento. Se non fosse così sarebbero necessarie nuove elezioni, e anche molto presto. I nazionalisti scozzesi guardano a Westminster e hanno l’entusiasmo necessario per potersi permettere un soggiorno prolungato, un soggiorno che potrebbe durare cinque anni.
Secondo il sistema parlamentare britannico, che ricordiamo è sia il parlamento dell’Unione che quello della singola Inghilterra, 59 poltrone sono decise in Scozia. Gli ultimi sondaggi recitano: 9 ai Labour, 2 ai Tories, 1 ai LibDem e 47 al SNP. La crisi dei laburisti dopo decenni di sostanziale appoggio scozzese nel quadro generale della politica britannica potrebbe assumere il valore di un amaro verdetto, almeno per loro. I nazionalisti formeranno una coalizione con i Labour? Ci sono varie ragioni, storiche e sociali, che portano a pensare nelle direzioni opposte. Coalizione sì? Coalizione no? Alex Salmond aveva zittito le voci secondo cui un voto per l’Snp equivarrebbe a un voto per i conservatori, dichiarandosi pronto a votare contro la possibilità che a Cameron venga dato l’incarico. Miliband però sembra restio a formare una vera e propria coalizione, alla fine è il consenso scozzese ormai perso, che potrebbe gravare sul suo destino. Una parte di laburisti ci spera pur di scegliere il proprio governo, l’altra non vuole scendere a patti. Appare chiaro ora come i Tories abbiano felicemente assistito all’avanzata nazionalista in Scozia, concentrandosi molto più sulla perdita di consenso dei laburisti che su di un intervento politico tempestivo nell’occasione del referendum. I conservatori avevano forse dimenticato che il national party si è saputo reinventare come partito progressista e di centro sinistra, incarnando valori e interessi che sono tuttora contrari ai propri. Se Cameron vorrà investire nel nucleare dovrà vedersela con l’Snp, se vorrà privatizzare la sanità pubblica ancora dovrà vedersela con l’Snp, se vorrà trivellare incontrerà resistenza dagli stessi…fra meno di una settimana avremo risposte più concrete e forse più Scozia a Londra, ma non un governo che può vantarsi di una solida maggioranza.