di C. Alessandro Maceri –
Il Regno Unito potrebbe violare i diritti umani di numerosi migranti e richiedenti asilo nel Regno Unito: nel corso di una conferenza stampa il premier ha annunciato che decine di migliaia potrebbero essere trasferiti in Ruanda. Johnson ha spiegato anche che la Royal Navy ha intensificato i pattugliamenti nel canale della Manica per intercettare le piccole imbarcazioni che portano i migranti dalla Francia. Lo scorso anno le persone entrate in territorio britannico attraverso la Manica su imbarcazioni di fortuna sono state almeno 28mila (contro le 8.500 nel 2020). E molte decine i morti annegati mentre cercavano di attraversare la Manica.
Una decisione, quella di “trasferire” i migranti a migliaia di chilometri di distanza, che ha suscitato subito grandi polemiche. Mentre la ministra degli Interni, Priti Patel, già oggetto di scandali per la decisione di “classificare” i rifugiati in arrivo nel Regno Unito in modi diversi a seconda della modalità di arrivo, visitava la capitale ruandese, Kigali, per firmare quello che i due governi hanno definito un “partenariato per lo sviluppo economico”, Johnson si è affrettato a ribadire che l’accordo servirebbe a “salvare innumerevoli vite” dalla tratta di esseri umani. “L’accordo che abbiamo fatto (con il Ruanda) è senza limiti, e il paese africano avrà la capacità di reinsediare decine di migliaia di persone negli anni a venire. E siamo chiari, il Ruanda è uno dei paesi più sicuri al mondo, riconosciuto a livello globale per il suo record di accoglienza e integrazione dei migranti”, ha dichiarato il premier britannico.
Quello che Johnson non ha detto è che il Ruanda, lo stato più densamente popolato del continente africano, è culla di tensioni etniche e politiche tra le etnie Hutu e Tutsi che vanno avanti da decenni e che hanno causato un vero e proprio genocidio. Ma non basta. Il Fronte Patriottico Ruandese, attualmente al potere, è stato più volte accusato di usare la forza contro gli oppositori: diverse persone di alto profilo sono state arrestate o minacciate e le autorità non sembrano “essere in grado di condurre indagini credibili” su casi di sparizioni forzate e morti sospette di oppositori del governo. Aspetto ancora più importante, in Ruanda, detenzioni arbitrarie, maltrattamenti e torture nelle strutture di detenzione (ufficiali e non ufficiali) sarebbero all’ordine del giorno. E la possibilità di avere un processo equo sarebbero poche. Secondo HRW, la detenzione arbitraria e il maltrattamento di bambini di strada, prostitute e piccoli venditori in questo paese sono diffusissimi. Ma di tutto questo Johnson non ha parlato. Ha dimenticato anche di essere stato proprio lui, non più tardi di un anno fa, a criticare aspramente il Ruanda per il mancato rispetto dei diritti umani.
La decisione arbitraria e in palese violazione dei diritti umani, ha scatenato dure polemiche. Gli stessi funzionari del Ministero dell’Interno britannico hanno detto che il piano è quello di dare ai detenuti un “biglietto di sola andata” per il paese africano e “incoraggiarli” a stabilire nuove vite lì.
Secondo alcuni, anche la tempistica dell’annuncio sarebbe sospetta: Johnson avrebbe aspettato per dare l’annuncio per distrarre i media dalla condanna (peraltro troppo blanda) ricevuta dal premier giudicato colpevole di un reato penale mentre era in carica (condanna che si riferisce ai party del premier in pieno lockdown). Non è un caso se da qualche giorno il premier pare non voler parlare d’altro: durante una conferenza stampa nel Kent, ai giornalisti che parlavano di violazioni dei diritti umani in Ruanda – associazioni per i diritti umani hanno denunciato casi di torture dei detenuti – Johnson ha ribadito che “Il Ruanda si è totalmente trasformato. Negli ultimi decenni si è totalmente trasformato da quello che era”. Poi non ha rinunciato a rivolgere il proprio attacco alle associazioni che tutelano i diritti dei migranti: “Se questo paese è visto come uno dai modi di fare morbidi per l’immigrazione illegale da alcuni dei nostri partner, è proprio perché abbiamo un esercito così formidabile di avvocati politicamente motivati che per anni hanno fatto il loro lavoro per contrastare le rimozioni e frustrare il governo”, ha dichiarato. Come in altri casi (si pensi alla decisione dell’Australia di spedire i migranti in alcuni centri costruiti sulle isole più “isolate” del Pacifico), la misura voluta da Johnson avrà un costo per i contribuenti britannici: è previsto un pagamento iniziale di 120 milioni di sterline. Anche in questo caso il primo ministro ha cercato di giustificare le sue decisioni: “Il sistema di asilo sta già costando a questo paese 1,5 miliardi di sterline all’anno. I costi dell’hotel sono ora di 5 milioni di sterline al giorno”.
Il Regno Unito non è l’unico paese europeo ad aver deciso di sbattere migranti e rifugiati in Africa: anche le autorità danesi hanno firmato un accordo simile e anche loro – strana coincidenza – con il governo ruandese. Ufficialmente per “rafforzare la cooperazione” in materia di migrazione e asilo secondo fonti ufficiali; per poter inviare richiedenti asilo in Ruanda, ha denunciato Amnesty International per l’Europa. “Qualsiasi tentativo di trasferire i richiedenti asilo che arrivano in Danimarca in Ruanda per le loro richieste di asilo da esaminare sarebbe non solo irragionevole, ma potenzialmente illegale. La Danimarca non può negare il diritto di coloro che arrivano in Danimarca di chiedere asilo e di trasferirli in un paese terzo senza le garanzie richieste”, ha dichiarato Nils Muižnieks, direttore di Amnesty International Europa.
Ma in un momento in cui i paesi europei fanno a gara a chi regala più armi ad un paese in guerra e ospita più rifugiati dall’Ucraina, parlare di diritti umani e di accordi internazionali potrebbe passare in secondo piano.