Gb. Lo “spionaggio climatico”

di Giuseppe Gagliano

“Sosterremo la causa più importante, per il nostro Paese e per il pianeta”. Ma di cosa potrebbe parlare allora Richard Moor, capo dell’MI6, il British Foreign Intelligence Service? Terrorismo? Guerra informatica? Un belligerante lontano, potente o minaccioso? Beh no. Il tema principale in agenda è il riscaldamento globale.
Infatti, mentre la COP26 inizierà a Glasgow tra due settimane, i servizi di Sua Maestà hanno rivelato alcuni mesi fa che un’ulteriore missione era stata loro devoluta. Spionaggio climatico. L’obiettivo? Verifica che i maggiori inquinatori del mondo, tra cui Cina, India, Russia e Brasile, rispettino effettivamente i loro impegni sul clima e non manomettano i loro risultati. In un’intervista radiofonica, Richard Moore, precedentemente noto come “Agente C”,
ha aggiunto che “quando le persone prendono impegni sui cambiamenti climatici, potrebbe spettare a noi (i servizi segreti) assicurarci che ciò che stanno effettivamente facendo corrisponda a ciò che sottoscritto”. In studio, l’intervistatore chiede al capo dell’intelligence se i suoi “agenti starebbero nei campi vicino alle fabbriche per misurare le loro emissioni?”. Se il capo dei servizi è rimasto evasivo, il caporedattore della rivista scientifica EPSILON, Vincent Nouyrigat, autore di un ricercato, affascinante articolo sul tema dello spionaggio climatico, ci spiega che i servizi segreti governativi si affidano proprio alla tecnologia spaziale.
Per molte agenzie di intelligence in tutto il mondo la natura è stata a lungo oggetto di scrutinio e interesse. Sappiamo infatti che lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento delle acque, i mega incendi, i tornado, la siccità possono portare a gravi squilibri geostrategici. E che le grandi potenze mondiali, e in particolare l’esercito francese, seguano molto da vicino questi fenomeni. In passato la sfida climatica ha persino spinto i servizi nemici a riunirsi. Così un documentario intitolato “Spie per il pianeta”, trasmesso da Arte dal 2016,
racconta come agli albori della distensione, nel 1992, il giovane senatore Al Gore fece pressioni per consentire ai servizi russi e americani di lanciare un programma, denominato Médéa, per analizzare l’insieme i dati raccolti dai satelliti nelle aree artiche. Questa missione ha permesso di compiere enormi progressi, sospesi dall’ascesa al potere di Vladimir Putin e George W. Bush. Ora queste tecniche di spionaggio non interessano solo i governi. Investitori, grandi aziende, associazioni, scienziati… tutti hanno interesse e vogliono sapere se gli impegni climatici dei loro partner, i loro obiettivi, le loro controparti vengono rispettati.