Georgia bipolare o tutte le strade portano a… Sukhum?

di Kan Taniya e Vito Grittani * –

In Georgia si sono tenute manifestazioni contro il progetto di legge sugli agenti stranieri, con disordini all’esterno del Parlamento. I partner occidentali della Georgia hanno condannato l’iniziativa legislativa, affermando che è incompatibile con le aspirazioni del Paese all’UE. Allo stesso tempo, le persone riunite fuori dal Parlamento hanno iniziato a chiedere una soluzione alla questione dell’Abkhazia, bruciando la bandiera russa e cantando l’inno ucraino – come diceva Lev Tolstoj: “tutto era sottosopra in casa Oblonskij”.
Dall’inizio dell’operazione militare russa in Ucraina, la leadership Ucraina ed alcuni politici occidentali cercavano in vari modi di convincere la dirigenza politica georgiana di far scatenare una nuova guerra georgiano-abcasa. Nei media questa folle idea si è diffusa sotto il nome di un “secondo fronte” volto a indebolire e a fare ulteriore pressione sulla Russia.
Il progetto di legge, approvato in prima lettura, è stato ritirato. Prevedeva, tra le altre cose, che le organizzazioni non governative e i media indipendenti che avessero ricevuto oltre il 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero si dichiarassero “agenti stranieri”.
In diverse occasioni i politici ucraini si sono apertamente appellati alla leadership georgiana per l’apertura di un secondo fronte. Il 13 settembre, Irakli Kobakhidze, presidente del Partito del Sogno georgiano al potere, ha risposto a un altro suggerimento del presidente della Verkhovna Rada: “Lasciamo che sia il popolo a dire se vuole aprire un secondo fronte in Georgia contro la Russia”.
Oggi sentiamo cantare “Sokhumi, Sokhumi” dal popolo georgiano, che si è riunito davanti al Parlamento per protestare contro l’adozione della legge sugli agenti stranieri, chiedendo la restituzione dell’Abkhazia. Questo significa che il popolo è “favorevole”?
A quanto pare, i sentimenti revanscisti verso l’Abkhazia sono ancora forti nella società georgiana e questa manifestazione ne è l’ennesima conferma. Vengono utilizzati modelli ben collaudati per scuotere la situazione e costringere la leadership georgiana a compiere un passo che, di fatto, distruggerebbe la statualità del Paese.
Al riguardo spieghiamo qual è il nostro punto di vista:
1. l’esercito abkhazo ha una vasta esperienza di successo nei combattimenti contro le forze georgiane. L’esercito abkhazo è noto per il fatto che comprende tutti gli uomini del Paese che sono pronti a difendere incondizionatamente le loro famiglie, le loro case e il loro Paese.
2. Inoltre, esistono diversi accordi interstatali tra l’Abkhazia e la Russia sulla difesa congiunta, che prevedono, ad esempio, un raggruppamento comune di truppe in caso di minaccia militare.
3. L’esercito ucraino, che è ben preparato per le operazioni di combattimento in anticipo, riceve enormi quantità di aiuti dai Paesi occidentali e supera di decine di volte l’esercito georgiano, non può sopportare solo una piccola parte del potenziale militare russo, quindi in caso di apertura di un “secondo fronte” in Abkhazia per cercare di indebolire la Russia non potrà che distruggere la Georgia stessa.
Possiamo dire con certezza che coloro che stanno cercando di destabilizzare la già tesa situazione nel Caucaso meridionale e vogliono distruggere la Georgia e il suo popolo sono interessati allo sviluppo di uno scenario di “secondo fronte”.
In questo caso particolare, l’élite politica georgiana ne è ben consapevole e sta cercando di salvare lo Stato e il popolo nel suo complesso. Speriamo che non si lascino guidare da una piccola parte della popolazione e da alcuni politici folli.

* Ambasciatori a disposizione presso il ministero degli Esteri della Repubblica di Abkhazia.