Geostrategia: le mosse degli Usa per non lasciare spazio a Cina e Russia

di Giuseppe Gagliano

Dal punto di vista strettamente geostrategico non c’è dubbio che le basi militari Nato e i comandi americani costituiscano da un lato la proiezione di potenza degli Stati Uniti in Europa e dall’altro siano un efficace strumento di controllo sia di carattere militare che di carattere economico, poiché consentono a Washington di proiettare la propria postura e la propria potenza economica non solo verso la Russia ma verso il Nord Africa e il Medioriente. Ebbene, se nonostante le affermazioni di Trump, l’Europa continua a rappresentare per gli Usa un continente fondamentale per il mantenimento della sua proiezione di potenza, non c’è dubbio che lo spostamento del centro di gravità (shift of power) dell’Alleanza Atlantica ad est e degli Usa, verso la Norvegia e l’Artico, serva a contenere prima e a ridimensionare poi la logica di postura offensiva economica e militare sia della Russia che della Cina.
Il suo scopo rimane quello di impedire che si possa affermate a livello globale un potenza rivale. Gli Stati Uniti possono accettare che l’Europa sia solo un pilastro valido ed efficace in ambito Nato, ma non possono accettar che l’Europa possa conseguire un’indipendenza militare o che possa diventare una potenza economica in grado di competere e ridimensionare il suo ruolo di potenza egemone globale.
Ritornando al ruolo delle infrastrutture militari, l’unica nazione europea a non avere né basi Nato né comandi americani è la Francia. Dal punto di vista storico, dopo il fallito tentativo da parte del generale de Gaulle di creare un’alleanza tripartita con Washington e Londra in ambito Nato per decidere gli equilibri internazionali, il premier francese ritenne legittimo e opportuno conseguire una maggiore autonomia strategica dagli Stati Uniti, autonomia che fu ottenuta non solo con il ritiro della Francia dalle strutture della Nato nel 1966, bensì con il rafforzamento delle strutture militari nucleari francesi. In quest’ottica può essere letta anche la scelta del premier francese di avvicinarsi progressivamente all’Urss allo scopo di ridimensionare la logica di proiezione di potenza in Europa da parte degli Usa . Solo nel 2008, durante la presidenza Sarkozy, la Francia ha deciso di aderire alle strutture di comando della Nato escludendo tuttavia quelle nucleari. Quanto all’attuale presidenza di Macron, le scelte compiute dall’attuale premier sono caratterizzate indubbiamente da una ambiguità: da un lato un progressivo riavvicinamento alla Nato, dall’altro lato un ritorno a scelte di tipo neogolliste sia per quanto riguarda il rafforzamento del dispositivo militare nucleare sia per quanto concerne il rafforzamento del dispositivo di intelligence economica in funzione antiamericana, sia infine per quanto riguarda il dominio dello spazio.