Germania. Dopo Merkel l’incertezza: vince l’Spd, ma non ha la forza per governare

di Guido Keller

BERLINO. Iniziata nel 2005, l’era del cancellierato di Angela Merkel sembra ormai essere in procinto di chiudersi sotto ogni aspetto, anche quello delle certezze politiche. Le elezioni federali tedesche hanno infatti dato la vittoria ai socialisti della Spd, partito che ha conquistato il 25,7% contro il 24,1% della cordata Cdu/Csu, ed è un fatto nuovo che in Germania non vi sia un partito che abbia superato il 30%. Un risultato che apre diversi scenari possibili, tra cui quello più probabile è un’alleanza fra l’Spd e i Verdi, partito che hanno ottenuto il 14,8%. Il candidato naturale al cancellierato dell’Spd è Olaf Scholz, attualmente vicecancelliere e ministro delle Finanze, il quale tuttavia per dare forza alla sua maggioranza avrebbe bisogno dei liberali dell’Fdp, col voto di oggi all’11,5%, e così comporre la cosiddetta “coalizione semaforo”, dal colore dei partiti. L’ipotesi sarebbe tuttavia difficile, dal momento che Verdi e liberali non vanno d’accordo, ed anche per la campagna elettorale hanno presentato programmi contrastanti.
La Cdu, che non è arrivata molto distante dalla Spd, punta ancora al cancellierato con il suo candidato Armin Laschet, presidente del partito e presidente della Renania Settentrionale-Vestfalia, ma in questo caso si dovrebbe dare nuovamente vita ad una Grosse Koalition (Cdu/Csu + Spd), esperienza che dà evidenti segnali di ruggine e che a quanto pare non vogliono gli stessi interessati. Altra possibilità è una maggioranza Cdu/Csu con Verdi e liberali, la “coalizione Giamaica”.
Scholz, che come Laschet punta alla cancelleria, ha fatto sapere di preferire l’alleanza con Verdi e liberali, ma i giochi si aprono ora, e non sarà per nulla facile superare l’incertezza del momento.
Con la “Tutti” Merkel in pensione e la Cdu ridimensionata i tedeschi hanno davanti una fase di politica traballante, con i partiti necessari alla maggioranza pronti a pretendere, non solo ministeri. Uno scenario al quale in Italia si è abituati, ma che al tedesco medio non piace.
Anche l’Afd (Alternative für Deutschland, estrema destra) ha superato abbondantemente lo sbarramento del 5%, portando a casa l’11,5%, segno che il voto di protesta in Germania è ancora molto forte. Male la sinistra radicale, la Linke, che col 4,9% sarebbe addirittura fuori dal Parlamento, se non fosse salvata in extremis da tre deputati eletti con il sistema uninominale.