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Alto costo della vita, aziende dell’auto in crisi, crescita della disoccupazione, 12 milioni di tedeschi a rischio di povertà, la coalizione Semaforo (Cdu, Spd e Verdi) sgretolata dopo il licenziamento del ministro delle Finanze Christian Lindner, l’estrema destra dell’Afd ormai secondo partito un po’ ovunque, l’appoggio totale ma oneroso all’Ucraina nonostante il sabotaggio del Nord Stream e gli alti costi dell’energia, l’inflazione in crescita: gli ingredienti per una crisi di governo ci sono tutti nella Germania di Olaf Scholz, e ieri lo stesso cancelliere e il suo Partito socialdemocratico (Spd) hanno pilotato la sfiducia, 394 voti a 207, per arrivare quanto prima a nuove elezioni, forse già a febbraio.
Anzi, in un paese dove dall’inizio del conflitto sono aumentati del 50% i fruitori del Banco alimentare, Scholz si è già proiettato nella campagna elettorale promettendo innanzitutto il salario minimo a 15 euro, maggiori investimenti pubblici e il continuo supporto all’Ucraina, senza però cedere i missili a lungo raggio per colpire la Russia.
Dall’altra parte i Liberali di Lindner, il quale ha paventato lo sforamento delle regole di bilancio, e la Cdu di Friedrich Merz, che ha ricordato al cancelliere le sue responsabilità nella crisi che sempre più attanaglia la Germania.