GIAPPONE. Abe pronto a scusarsi per i crimini della Seconda guerra mondiale

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abe santuarioFonti dell’entourage del premier nipponico hanno riferito oggi che nel discorso di Shinzo Abe, che verrà tenuto il 14 agosto in occasione del 70mo della fine della Seconda Guerra mondiale, vi saranno anche parole “di scuse” per i crimini perpetrati dai militari giapponesi in Cina e nel Sud Est asiatico.
L’argomento è assai delicato e rischia di essere intollerato dai nazionalisti, ma parte della popolazione chiede da anni l’importante ammissione delle colpe, come pure i paesi interessati dalle violenze.
Nonostante le proteste, sia il premier che membri del suo governo si sono recati anche di recente in visita al santuario shintoista Yasukuni di Tokyo, dove è custodito il Libro delle anime di quasi 2,5 mln di caduti, tra i quali 14 criminali di guerra di Classe A (crimini contro la Pace) e 1.068 condannati per crimini di guerra, coinvolti anche in massacri durante l’occupazione della penisola coreana e della Cina.
Attualmente in Giappone è in fase di riforma l’articolo della Costituzione che riduce al minimo l’apparato militare e già il governo Abe ha deciso maggiori stanziamenti alla Difesa a causa delle tensioni soprattutto con la Cina, che, oltre a contendere le isole Senkaku e Takeshima, ha costruito isole artificiali a scopo militare nell’area.
Gia nel 50mo annifersario della fine della Seconda guerra l’allora primo ministro socialista Tomiichi Murayama aveva formulato delle scuse, concetto ripreso nel 60mo Junichiro Koizumi. Murayama aveva detto che “Durante un certo periodo di un passato non troppo distante, il Giappone, seguendo una politica nazionale stagliata, è avanzato lungo la via della guerra finendo per intrappolare il popolo giapponese in una crisi fatale, e, attraverso il suo governo coloniale e l’aggressione, ha causato terribili danni e sofferenze ai popoli di altri paesi, in particolare a quelli delle nazioni asiatiche. Nella speranza che tale errore non venga mai più commesso in futuro, osservo in uno spirito d’umiltà questi irrefutabili fatti della storia ed esprimo, qui ancora una volta, il mio sentimento di profondo rimorso, presentando le mie scuse di cuore”.