Giappone. Abe risponde a Trump sul caso Yen

di Manuel Giannantonio –

Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha rifiutato le accuse di Trump concernenti il deliberato indebolimento dello yen (la moneta giapponese, ndr), tanto che dopo le elezioni il dollaro è salito in borsa.
Dopo l’Euro Donald Trump se la prende con lo Yen giapponese, affermando attraverso uno dei suoi tipici discorsi dai toni accesi “Guardate cosa la Cina e cosa fa il Giappone nel corso degli anni, hanno giocato sulla svalutazione mentre noi siamo rimasti fermi“.
Mercoledì il primo ministro giapponese, coinvolto sul soggetto in Parlamento, ha rispedito le accuse ai mittenti circa la manipolazione del tasso di cambio. ”Abbiamo sempre detto che le critiche secondo le quali spingiamo lo yen verso il basso non sono giustificate”, ha detto Abe, ed il portavoce del governo Yoshihide Suga è stato ancora più diretto sottolineando che le accuse del presidente Trump sono “completamente fuori luogo”. Uno scambio di battute che accentua la tensione a dieci giorni dal primo incontro previsto tra il presidente Trump e il capo del governo giapponese.
Sostanzialmente la moneta giapponese ha perso il 7,4% del suo valore di fronte al dollaro dopo l’elezione di Trump, mentre dall’inizio di gennaio ha subito un calo del 10% nei confronti del dollaro. Per il nuovo inquilino della Casa Bianca Tokyo cerca di favoreggiare le sue esportazioni indebolendo la sua moneta.
Negli ultimi undici mesi il defecit commerciale degli Stati Uniti con il Giappone si elevava a 62 miliardi di dollari secondo le cifre ufficiali americane (United States Census Bureau).
“I tassi di cambio sono retti dai mercati. Noi non li manipoliamo”, ha spiegato Masatsugu Asakawa, vice ministro delle Finanze incaricato degli Affari internazionali, come ha riportato la stampa nipponica. Secondo quest’ultimo il paese non è intervenuto sul mercato di cambio dal 2011, anno del grande Tsunami e della catastrofe di Fukushima.
L‘arrivo di Trump nello Studio Ovale ha rinforzato il dollaro per la gioia di molti investitori e di Wall Street i quali, sedotti dall’annuncio di una grande politica di rilancio delle misure favorevoli alle imprese americane, hanno creato un contesto favorevole.
La politica monetaria accomodante della Banca del Giappone (BoJ) mantiene dalla fine del 2012, uno yen certamente debole. L’obiettivo dello stesso Istituto è quello di stimolare l’inflazione, l’alzamento dei prezzi importati, nell’ambito di una lotta contro la deflazione. Tuttavia, l’alzamento dei prezzi importati rischia di pesare sul consumo, mentre l’alzamento delle tasse resta limitato in Giappone, come hanno spiegato molti economisti. In altre parole, il governo giapponese non ha necessariamente interesse ad indebolire deliberatamente la propria moneta.