Giappone. Fukushima preoccupa: scoperta falla con radiazioni a 530 sievert

di C.Alessandro Mauceri

A quasi sei anni di distanza dall’incidente della centrale atomica della Tepco, Tokyo Electric Power, a Fukushima avvenuta l’11 marzo 2011, la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente. Fino ad oggi quello avvenuto in Giappone era considerato il peggior incidente nucleare dopo quello di Chernobyl, in Ucraina, nel 1986.
Nei giorni scorsi, un sondaggio effettuato con un robot, cioè l’unico a potersi avvicinare dato l’elevatissimo livello di radiazioni ancora presenti, nonostante le rassicurazioni di alcuni che avevano anche avanzato la sconsiderata proposta di riavviare l’unico reattore ancora senza danni, ha rilevato all’interno del reattore numero 2 della centrale nucleare di Fukushima Daichi un livello di emissioni pari a 530 sievert all’ora, una misurazione letale agli esseri umani anche dopo una breve esposizione (basti pensare che precedentemente all’interno del reattore il livello era 73 sieverts all’ora). Secondo l’Istituto giapponese di Scienze Radiologiche 6 sievert sono sufficienti per causare la morte di una persona, ma già essere esposti a 1 sievert avrebbe effetti gravissimi quali impotenza, perdita dei capelli e delle cataratte.
Solo in seguito si è scoperto che il motivo per cui era stato inviato un robot era proprio legato al fatto che, la scorsa settimana, la Tepco aveva capito che poteva essere in atto un problema simile. Per questo i responsabili della compagnia hanno avviato il piano di decommissioning e inviato un robot, ribattezzato Scorpione, che ha rilevato una falla di circa un metro quadro lungo la grata metallica sotto il contenitore a pressione del reattore.
Secondo gli specialisti si tratta di un valore “inimmaginabile” che supera di gran lunga le peggiori previsioni che fino ad ora erano state fatte.
Un livello così elevato che potrebbe essere eccessivo addirittura per lo stesso robot che è progettato per resistere ad una dose massima di 1.000 sievert. In altre parole non è possibile utilizzare il robot all’interno del reattore per più di due ore; in passato la Tepco aveva già provato a usare un robot, che aveva miseramente fallito la missione proprio a causa delle radiazioni.
Dopo questa scoperta le previsioni di spesa per il nuovo processo di decommissioning prevedono un costo di 170 miliardi di euro, il doppio della stima iniziale.
Quello che è stato appena rilevato non è che l’ennesima dimostrazione che i rischi connessi con l’utilizzo del nucleare come fonte energetica sono inaccettabili. Sono ancora in corso dibattiti tra gli scienziati sulle conseguenze dell’incidente a livello globale: secondo uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences buona parte del pesce esaminato al largo delle coste del Giappone sarebbe sicuro da mangiare. La ricerca condotta da un team di ricercatori provenienti da diverse università giapponesi ha smorzato i timori sulla sicurezza relativa ai pesci pescati nelle acque giapponesi e destinati al consumo umano.
Di parere opposto gli ambientalisti di Greenpeace, che in un rapporto pubblicato nel 2016 hanno fatto emergere evidenze dei profondi impatti ambientali del disastro nucleare. In mare e sulla terra. Elevate concentrazioni di radiazioni sono state rilevate sul nuovo fogliame e nel polline, segno di mutazioni nella crescita. E ancora, sono state registrate mutazioni ereditarie in alcune popolazioni di farfalle e vermi con Dna danneggiato in zone altamente contaminate. Ma gli effetti maggiori sono proprio quelli sui pesci. È stata rilevata la contaminazione da cesio anche nei pesci d’acqua dolce. Greenpeace Giappone ha condotto un’indagine sulla contaminazione radioattiva delle acque dell’Oceano Pacifico dove il programma di decontaminazione del governo non avrà impatto per ridurre “la minaccia ecologica che deriva dall’enorme quantità di radiazioni del disastro nucleare di Fukushima”, come ha detto Ulrich Kendra, attivista senior di Greenpeace per il nucleare in Giappone.
L’unica certezza è che a quasi sei anni dall’incidente alla centrale nucleare di Fukushima, non è ancora possibile calcolare con esattezza i danni e le conseguenze.