Giornata contro la violenza sulle donne

di C. Alessandro Mauceri

Il 25 novembre è la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Istituita per ricordare le tre sorelle Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabal, assassinate nella Repubblica Dominicana il 25 novembre 1960 per aver protestato contro la dittatura di Rafael Leónidas Trujillo, questa giornata vuole accrescere nella gente la consapevolezza della gravità di questa situazione e invitare ad attuare soluzioni concrete.
Oggi nel mondo almeno una donna su tre è stata vittima di un episodio di violenza, fisica, psicologica o sessuale, nel corso della propria vita. Una violenza spesso subita da parte di persone con cui aveva una relazione di qualche tipo. L’abuso fisico e sessuale colpisce oltre il 35% delle donne in tutto il mondo, e ad infliggere la violenza nel 30% dei casi è il partner.
Stando ai dati del rapporto dell’OMS “Valutazione globale e regionale della violenza contro le donne: diffusione e conseguenze sulla salute degli abusi sessuali da parte di un partner intimo o da sconosciuti”, la violenza contro le donne è “un problema di salute di proporzioni globali enormi”. I dati sulle donne vittime di abusi da parte di un partner intimo parlano del 38% di femminicidi nel mondo causato dal partner intimo, ed il 42% delle donne che hanno subito abusi fisici da parte del proprio compagno ha anche riportato lesioni gravi. Le donne vittime di violenza hanno quasi il doppio delle probabilità di soffrire di depressione rispetto alle donne che non hanno subito violenze. E poi l’abuso di alcol: le vittime di violenza hanno quasi il doppio di probabilità di sviluppare problemi con l’alcol. E anche di soffrire di malattie sessualmente trasmissibili o infezioni come la sifilide, la clamidia o la gonorrea.
Lo studio ha rilevato anche che le donne che subiscono abusi fisici hanno quasi il doppio delle probabilità di avere un aborto, rispetto alle donne che non hanno subito violenze e hanno il 16% di probabilità in più di partorire bambini sottopeso.
Particolarmente grave la situazione nei paesi in via di sviluppo, in Africa e nel Sudest asiatico dove queste violenze sono esacerbate dalla scarsa educazione e da scarsità legislativa per la tutela elle donne. Spesso, in questi paesi, le donne sono restie a denunciare le violenze subite: “Il rapporto mette in evidenza la mancanza di dati su atti di violenza perpetrati da sconosciuti, compresi quelli che accadono in zone di guerra. E’ necessario che un numero crescente di Paesi raccolga e analizzi, con i migliori mezzi a disposizione, i dati relativi alla violenza contro le donne” ha dichiarato la dottoressa N. Abrahams dell’associazione SAMRC.
In Italia la violenza contro le donne è regolamentata da numerose leggi. A cominciare dalla legge 15 febbraio 1996, n. 66, che ha iniziato a considerare la violenza contro le donne come un delitto contro la libertà personale, alla legge 4 aprile 2001, n. 154 che ha introdotto nuove misure volte a contrastare i casi di violenza all’interno delle mura domestiche con l’allontanamento del familiare violento. E poi la legge n. 60 e la legge 29 marzo 2001, n. 134 che prevede il patrocinio a spese dello Stato per le donne, senza mezzi economici, violentate e/o maltrattate, uno strumento fondamentale per difenderle e far valere i loro diritti, in collaborazione con i centri anti-violenza e i tribunali. Nel 2009 la legge n. 38 ha inasprito le pene per la violenza sessuale e ha introdotto il reato di atti persecutori (il cosiddetto stalking). Ma anche la legge 27 giugno 2013 n. 77, con la quale l’Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul dell’11 maggio 2011 e la legge 119/2013 contenente “disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere”. Fino alla cosiddetta “Codice Rosso”. L’Italia ha anche stanziato 6,7 milioni di euro per combattere la violenza secondo la regola delle 4P: prevenzione, protezione e supporto, punizione, e promozione.
Tutto questo non è bastato non solo a far cessare le violenze, ma nemmeno a controllarle. In Italia, secondo i dati ISTAT, il 31,5% delle donne tra 16 e 70 anni (6 milioni 788mila donne) ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita: il 20,2% (4 milioni 353 mila) violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila). E la situazione, dallo scoppio della pandemia da COVID-19, è peggiorata. “La violenza sulle donne e sulle ragazze sta esplodendo sempre di più, anche a causa del lockdown. Un’emergenza nell’emergenza che cresce all’interno delle nostre case e corre sul web, ma che trova anche in altri luoghi un terreno avvertito come sempre più fertile”, dichiara Paolo Ferrara, direttore Generale di Terre des Hommes. “I ragazzi e soprattutto le ragazze ne sono consapevoli, percepiscono la violenza e la discriminazione di genere come un’urgenza su cui intervenire e vogliono essere protagonisti in prima persona di un cambiamento che avvertono sempre più centrale sia a livello locale che a livello mondiale. È ora che la politica, le imprese, gli enti filantropici e i media facciano un passo avanti deciso per contrastare la violenza e la discriminazione e la mettano, finalmente, al centro delle loro agende”.
Secondo l’ISTAT, in Italia, durante il periodo di lockdown, gli abusi nei contesti intra-familiari sono quasi raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2019.