Gli scenari geopolitici nel “Global trends 2040” del National Intelligence Council

di Maurizio Delli Santi * –

Dopo gli effetti catastrofici della pandemia da Covid-19, il mondo non potrà ancora tirare un sospiro di sollievo secondo le previsioni degli analisti del National Intelligence Council (NIC) degli Stati Uniti, l’ente governativo che sovraintende alle strutture di intelligence della più grande potenza del mondo. Le prospettive di un futuro migliore purtroppo potrebbero rimanere deluse se i decisori politici non ricorreranno con tempestività ai rimedi. E’ questa la sintesi dell’ultimo rapporto quadriennale, presentato sul sito istituzionale l’8 aprile, redatto dal Strategic Futures Group del NIC, diretto dalla Senior Analyst Maria Langan-Riekhof, con la collaborazione delle 18 organizzazioni che compongono la comunità di intelligence degli Stati Uniti, incluse la National Security Agency e la CIA.
Come nelle precedenti edizioni, il “Global Trends 2040” presenta il futuro dell’umanità su cinque scenari alternativi, che potranno verificarsi con vari gradi di probabilità su cui, per gli analisti del NIC, avrà peso determinante in ogni caso l’evoluzione delle relazioni tra Stati Uniti d’America e Cina.
Uno scenario più prossimo a quello attuale è “Un mondo alla deriva”, un modello di sistema globale senza guida in cui Stati Uniti, Cina e altre potenze non riescono a concordare regole e istituzioni comuni. Il sistema internazionale sarà ancora senza direzione, caotico e instabile poiché le regole e le istituzioni internazionali saranno ampiamente ignorate dalle grandi potenze come la Cina, da attori regionali e attori non statali. I paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) continueranno ad essere afflitti da una crescita economica più lenta, dall’ampliamento delle divisioni sociali e dalla paralisi politica. La Cina continuerà ad approfittare dei problemi dell’Occidente per espandere la sua influenza internazionale, specialmente in Asia, anche se non potrà assurgere alla leadership globale. Rimarranno irrisolte le questioni sulle sfide globali, come il cambiamento climatico e l’instabilità nei paesi in via di sviluppo.
Un altro scenario è quello della “Coesistenza competitiva”, leggermente più incoraggiante: prevede che Stati Uniti e Cina imparino a cooperare su sfide globali condivise, nonostante permarrà la loro rivalità strategica. Washington e Pechino daranno priorità alla crescita economica, ripristinando una solida relazione commerciale. Questa interdipendenza economica coesisterà tuttavia con la concorrenza sulla politica, sui modelli di governance, sul dominio tecnologico e sul vantaggio strategico. Il rischio di un conflitto estremo sarà comunque basso e la cooperazione internazionale e l’innovazione tecnologica renderanno i problemi globali gestibili a breve termine per le economie avanzate, anche se rimarranno le sfide climatiche a lungo termine.
Un altro possibile scenario, più critico, è quello dei “Blocchi separati”, che contempla la frammentazione del mondo in blocchi economici e “di sicurezza”, intesi anche come sfere di influenza di grandi potenze. Il mondo sarà frammentato in diversi blocchi di varie dimensioni e forza, incentrati su Stati Uniti, Cina, Unione europea, Russia e un paio di potenze regionali. Si tratta di “silos”, contesti separati focalizzati sull’autosufficienza, la resilienza e la difesa. I flussi di informazione saranno bloccati all’interno di enclave cyber-sovrane, le catene di approvvigionamento saranno riorientate e il commercio internazionale subirà interruzioni. I paesi in via di sviluppo vulnerabili saranno presi nel mezzo di questa tempesta e alcuni saranno sul punto di diventare “Stati falliti”. I problemi globali, in particolare il cambiamento climatico, saranno affrontati in modo frammentario, se non del tutto accantonati.
Lo scenario più drammatico della “Tragedia e mobilitazione” viene presentato come altamente improbabile, ma possibile. Dapprima, come è accaduto con la pandemia generata dal virus Covid-19, altre emergenze sanitarie o il riscaldamento globale e le ripercussioni sull’ambiente potrebbero portare ad un’emergenza alimentare globale, determinando rivolte, migrazioni di massa e migliaia di vittime. Dopo la tragedia, si arriverà però ad un nuovo ordine mondiale in cui l’Unione europea e la Cina uniranno le forze per rivitalizzare le istituzioni multilaterali e cooperare sul cambiamento climatico. Gli Stati Uniti potrebbero rimanere esclusi da tali iniziative, se continuano a perseguire una politica isolazionista. La coalizione globale, guidata dall’UE e dalla Cina, lavorerà con organizzazioni non governative e istituzioni multilaterali rafforzate, attuando cambiamenti di vasta portata per affrontare il cambiamento climatico, l’esaurimento delle risorse e la povertà. I paesi più ricchi attueranno ampi programmi di aiuto e di trasferimenti di tecnologie energetiche avanzate, aiutando i paesi più poveri a gestire la crisi e quindi a passare a economie a basse emissioni di carbonio. Il rapporto qui tende ad evidenziare che si tratta insomma di uno scenario in cui, dopo la tragedia, c’è il rischio che gli Stati Uniti rimangano emarginati da una ripresa economica e sociale portata avanti da una possibile convergenza di interessi tra i paesi dell’area europea e quelli dell’area asiatica.
Fortunatamente gli analisti del NIC prospettano anche lo scenario della “Rinascita delle democrazie”, in cui si ipotizza il ripristino dell’ordine internazionale “liberale” basato sulle regole del diritto internazionale. Si presenterà dunque un mondo in cui i governi democratici – guidati dalla leadership degli Stati Uniti e dei più stretti alleati – riescono a rinsaldare le alleanze attorno ai valori comuni occidentali, dimostrandosi più capaci di promuovere la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica, e catalizzando un boom economico che permetterebbe loro di far fronte alle criticità interne e di contrastare i competitors internazionali. In tale contesto, i rapidi progressi tecnologici che potranno essere promossi da forme di partenariato pubblico-privato negli Stati Uniti e in altre società democratiche trasformeranno l’economia globale, aumentando i redditi e migliorando la qualità della vita di milioni di persone in tutto il mondo. La marea crescente della crescita economica e dei risultati tecnologici consentirà risposte alle sfide globali, alleviando le divisioni sociali e rinnovando la fiducia nelle istituzioni democratiche. Al contrario, in Cina e Russia aumenterà il controllo sociale che soffocherà l’innovazione anche perché importanti scienziati e imprenditori cercheranno asilo negli Stati Uniti e in Europa. L’attrattiva del modello cinese è quindi destinata a svanire.
Nelle 150 pagine del rapporto Global Trends non vengono presentate soluzioni, in linea con il vincolo di legge che impone alla comunità dell’intelligence, tra cui la National Security Agency e la CIA, di non fornire raccomandazioni politiche. Tuttavia il messaggio è chiaro: se si desidera il progresso dell’umanità occorre perseguire il modello della Renaissance of Democracies. Ma non è detto che questo sia uno scenario che possa realizzarsi facilmente, se non vi sarà una decisa inversione di tendenza nelle scelte di politica estera degli Stati Uniti e degli Stati democratici più rappresentativi della comunità internazionale.

* Membro della International Law Association, Associazione Italiana Giuristi Europei, Associazione Italiana di Sociologia.