Gran Bretagna. Lloyds Bank licenzia 3.000 dipendenti e chiude 200 filiali in seguito a Brexit

di Notizie Geopolitiche – 

lloyds bankUn’altra brutta notizia per il settore bancario inglese: il colosso Lloyds Bank, uno dei principali istituti di credito britannici, ha deciso di accelerare il taglio di 3.000 dei suoi 45.000 dipendenti e la chiusura di oltre 200 filiali in tutta l’isola.
Già da tempo era stato deciso un taglio dei costi che avrebbe riguardato anche il numero degli impiegati, ma la decisione di avviare una manovra così drastica, che dovrebbe concludersi già entro la fine di quest’anno con un risparmio di circa 400 milioni di sterline, è scaturita in seguito al referendum che il 23 giugno ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, la cosiddetta Brexit, la quale ha generato un clima di incertezza che ha travolto l’economia del paese.
Questa scelta del popolo britannico ha infatti causato una drammatica svalutazione della sterlina, facendole raggiungere valori che la hanno portata a livelli mai toccati da 31 anni, inducendo le principali agenzie di rating a declassare più volte il debito britannico e spingendo banche ed aziende a ridurre le loro attività nel paese o a fermare gli investimenti.
Secondo Lloyds, che in seguito alla crisi finanziaria del 2008 era stata salvata con 20 miliardi di sterline di denaro pubblico e che, stando ai dati diffusi sul suo sito web, ha raddoppiato nei primi sei mesi di quest’anno il suo utile netto (quasi 1.8 miliardi di sterline contro gli 874 milioni dello scorso anno), l’istituto riuscirà a far fronte allo shock causato dalla Brexit, ma il clima di notevole incertezza ed il possibile crollo della domanda di finanziamenti ha portato comunque alla decisione di ridurre l’organico nel paese.
Lloyds non è l’unica grande banca a ridurre la propria presenza in Gran Bretagna, già J.P.Morgan, Morgan Stanley e Deutsche Bank avevano annunciato tagli e trasferimenti di personale verso paesi Ue, mentre studi di molti istituti di ricerca hanno parlato di un crollo Pil del Regno Unito per i prossimi anni, con il rischio di scivolare nella recessione.
Non era comunque un mistero che un’uscita dall’Unione Europea avrebbe comportato dei notevoli contraccolpi, già in maggio il ministero delle Finanze britannico aveva diffuso uno studio in cui si illustrava che una Brexit sarebbe potuta costare 3.6 punti percentuali di Pil ed oltre 800.000 posti di lavoro.