di Giuseppe Gagliano –
La Danimarca respinge le pressioni americane. La premier Mette Frederiksen ha condannato l’arrivo di una delegazione statunitense in Groenlandia, definendo la visita “non concordata” e “non benvenuta”. Dietro al caso, esploso il 25 marzo, si nasconde un progetto strategico che gli Stati Uniti, con Donald Trump di nuovo alla guida, sembrano voler portare avanti: l’acquisizione, diretta o indiretta, della Groenlandia.
La visita americana, guidata da Usha Vance, second lady USA, e da alti funzionari come il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e il segretario all’Energia Chris Wright, è stata annunciata all’ultimo minuto dalla Casa Bianca, cogliendo di sorpresa sia Nuuk che Copenhagen. Il governo danese ha ribadito che non si può parlare di “visita privata” quando sono coinvolti rappresentanti ufficiali, mentre le autorità groenlandesi hanno smentito di aver mai autorizzato l’iniziativa.
Il presidente statunitense non ha mai nascosto la sua ambizione. Già nel 2019 aveva ipotizzato l’acquisto dell’isola, definita “strategica per la sicurezza nazionale”. Ora, tornato al potere, rilancia. Non esclude l’uso della forza, né la pressione economica. E insiste: “La Groenlandia è una necessità assoluta”.
La Groenlandia è un territorio autonomo, ma la Danimarca ne gestisce politica estera e difesa. Le recenti elezioni dell’11 marzo hanno lasciato il Paese in bilico: un governo provvisorio è in carica e i negoziati per la nuova coalizione sono in corso. Il partito Naleraq, favorevole a legami stretti con Washington e all’indipendenza, è stato estromesso dai colloqui proprio a causa della visita americana. “Ci accusano di voler vendere il Paese agli USA”, ha detto il deputato Kuno Fencker. La delegazione americana ha già in programma una visita alla base della forza spaziale statunitense a Pituffik e incontri simbolici con la popolazione.
Perché tanto interesse per la Groenlandia? La risposta è geopolitica. Il riscaldamento globale ha aperto nuove rotte artiche e accesso a risorse minerarie vitali. La Groenlandia possiede depositi di terre rare, indispensabili per tecnologia e transizione energetica. Inoltre, ospita installazioni militari USA e si trova in una posizione chiave per il controllo del Nord Atlantico.
La tensione crescente non ha prodotto reazioni né da Bruxelles né da altri alleati NATO. Il caso rivela ancora una volta la fragilità dell’Europa sul piano strategico. Mentre Washington agisce, l’Unione resta spettatrice. E la Danimarca, da sola, si trova a fronteggiare la potenza del suo principale alleato.












