Haiti e Repubblica Dominicana: un’isola per due

di Paolo Menchi

Hispaniola è dopo Cuba l’isola più estesa delle Antille ed è stata la prima colonia spagnola fondata in America da Colombo nel 1492.
Ha la particolarità di essere divisa in due piccoli stati, entrambi poveri ma in modo diverso.
Haiti, che ha circa undici milioni di abitanti, viene considerato il paese più povero dell’America Latina dove oltre il 60% delle persone vive sotto la soglia di indigenza, e nel 2010 ha subito un ulteriore duro colpo dal terribile terremoto che ha ucciso più di 200mila persone e ha distrutto le poche infrastrutture che esistevano, oltre a favorire lo scoppio dell’epidemia di colera avvenuta dopo qualche mese.
Sono all’ordine del giorno malattie, denutrizione, cicloni periodici, violenza e ultimamente anche i rapimenti, che non colpiscono solo i ricchi ma tutti gli strati della popolazione; le bande specializzate si accontentano anche di riscatti limitati e rapiscono bambini, religiosi, piccoli commercianti o chiunque ritengano possa avere qualcuno che paghi per la loro liberazione.
A livello politico Haiti ha sofferto decenni di dittature con i Duvalier (padre e figlio) che hanno depauperato un paese che si è sempre più impoverito, successivamente ogni tentativo di ritorno alla democrazia veniva vanificato da golpe militari che abbattevano ogni speranza di normalizzazione.
Attualmente il presidente è Jovenel Moise, del quale si dice anche che abbia l’appoggio delle più importanti organizzazioni criminali del paese, che ha istituito una sorta di regime esautorando il parlamento a colpi di decreti e decidendo di propria iniziativa che il mandato in scadenza il 7 febbraio scorso dovesse essere prorogato di un anno, dal momento che Moise fu eletto per la prima volta presidente alle elezioni del 2015 le quali furono annullate per brogli, e poi di nuovo un anno dopo. Tale processo elettorale è durato quindici mesi con due votazioni, tre rinvii e una presidenza ad interim, tanto che Moise iniziò a governare il 7 febbraio del 2017: per questo sostiene che il suo mandato di 5 anni sia iniziato solo in quel momento.
L’opposizione, in considerazione del fatto che la Costituzione fa decorrere il mandato dall’inizio delle votazioni, ha nominato un sostituto ad interim facendo gridare il presidente al golpe. La situazione è molto tesa e ci sono state anche numerose manifestazioni di piazza con pesanti scontri con la polizia.
A differenza di Haiti, che ha un territorio essenzialmente arido e montuoso e dove non esiste praticamente turismo, la Repubblica Dominicana (circa dieci milioni di abitanti) ha a suo favore spiagge bellissime ed il turismo negli ultimi trent’anni ha avuto uno sviluppo consistente che ha permesso di migliorare il livello di vita medio della popolazione; in ogni caso circa il 35% dei dominicani vive sotto la soglia di povertà e il 10% della popolazione, da sola detiene il 40% della ricchezza nazionale. Circa il 55,4% dei bambini di età inferiore a 5 anni vive in condizioni di miseria e nelle aree rurali soffrono a causa di malnutrizione, mancanza di assistenza sanitaria e istruzione.
L’economia è basata essenzialmente sull’agricoltura, di particolare importanza è la coltivazione della canna da zucchero dove viene anche impiegata manodopera a basso costo proveniente da Haiti.
L’attuale presidente Luis Abinader, eletto il 6 luglio dello scorso anno nelle fila del partito della Rivoluzione Moderna di ispirazione progressista, ha messo fine (per ora) al potere del Partito della Liberazione Dominicana (PLD), che ha dominato la scena politica e governato il Paese per 20 degli ultimi 24 anni, ma che negli ultimi tempi aveva perso consensi a causa soprattutto della corruzione che pervade il paese e nonostante una buona crescita economica che la Repubblica Dominicana ha avuto negli ultimi anni.
Il nuovo presidente ha fissato tra i suoi principali obiettivi la lotta alla corruzione e l’aumento delle risorse da destinare all’istruzione e alla formazione dei lavoratori.