di Giuseppe Gagliano –
La situazione geopolitica di Haiti rappresenta una crisi senza precedenti, caratterizzata da un collasso dello stato di diritto e dall’ascesa incontrollata delle gang armate che stanno estendendo il loro controllo su gran parte del territorio. La missione delle Nazioni Unite per combattere la criminalità organizzata nel Paese è gravemente compromessa da una cronica mancanza di finanziamenti e personale adeguato, il che rende l’intervento internazionale inefficace di fronte alla crescente violenza e instabilità.
Le gang, potenziate dal traffico di armi provenienti dagli Stati Uniti nonostante l’embargo internazionale, stanno approfittando della debolezza delle forze di sicurezza locali. La polizia haitiana è fortemente sottodimensionata, con appena 5mila agenti per un Paese di oltre 11 milioni di persone, come ha evidenziato l’esperto delle Nazioni Unite William O’Neill. La crisi si è aggravata ulteriormente nelle aree meridionali, tradizionalmente più sicure, dove si sta assistendo a una carenza crescente di beni di prima necessità, a un’esplosione di sfollati interni e a un aumento esponenziale della violenza sessuale e del traffico di bambini, molti dei quali vengono reclutati forzatamente nelle gang. Le condizioni sanitarie sono precarie, con un terzo dei servizi medici fuori uso e una diffusa insicurezza alimentare che affligge circa 5 milioni di persone. Il sistema giudiziario è completamente paralizzato, con un livello di corruzione che pervade ogni settore e garantisce una quasi totale impunità ai responsabili della violenza.
Oltre l’80% dei detenuti non è mai stato processato, e le condizioni di detenzione sono disumane, con decine di prigionieri morti per mancanza di cibo e cure adeguate. La comunità internazionale, nonostante gli sforzi di alcuni Paesi come il Kenya, che ha inviato una forza di polizia per supportare le autorità haitiane, non ha fornito risorse sufficienti per contrastare efficacemente la crisi. Washington ha considerato la possibilità di un’operazione di peacekeeping delle Nazioni Unite, ma nel frattempo, la missione attuale resta ampiamente sottofinanziata e inefficace.
O’Neill ha sottolineato che esistono soluzioni, ma che l’inazione e il ritardo nelle risposte stanno portando il Paese verso un punto di non ritorno. La fragilità di Haiti è ulteriormente esacerbata da un’economia in rovina, dove l’inflazione galoppante e la carenza di risorse stanno mettendo a dura prova una popolazione già devastata dalla violenza. La continua erosione delle istituzioni statali, unite all’incapacità delle autorità locali di garantire un minimo di stabilità, sta creando un vuoto di potere che le gang sono pronte a riempire. In questo contesto, l’intervento internazionale, sebbene necessario, rischia di essere insufficiente senza un coordinamento più efficace e un impegno finanziario e politico molto più robusto da parte della comunità globale.