Hamas cambia registro, ‘stato palestinese entro i confini del ’67’. Per Israele è ‘fumo negli occhi’

di Guido Keller –

Storico cambio di posizione di Hamas, partito egemone a Gaza, che fino ad oggi aveva nel suo statuto la lotta armata verso Israele: probabilmente per rompere il proprio isolamento internazionale e soprattutto una strategia che dopo decenni non ha portato a nulla, i vertici del partito hanno deciso di modificare il programma politico di Hamas dichiarandosi disponibili a considerare un eventuale stato palestinese entro i confini del 1967 e quindi non su tutto il territorio israeliano, ovvero la”creazione di uno Stato palestinese interamente sovrano e indipendente nelle frontiere del 4 giugno 1967, con Gerusalemme capitale”.
Inoltre, altro passaggio fondamentale, è stata dichiarata la natura politica e non religiosa della lotta, un passaggio fondamentale se si pensa che all’articolo 15 dello Statuto del 1988 si legge che “Di fronte all’usurpazione della Palestina da parte degli ebrei, dobbiamo innalzare la bandiera della jihad. Questo richiede la propagazione di una coscienza islamica tra il popolo a livello locale, arabo e islamico. È necessario diffondere lo spirito della jihad all’interno della umma, scontrarsi con i nemici, e unirsi ai ranghi dei combattenti”, e all’articolo 28 che “Ai paesi arabi che confinano con Israele chiediamo di aprire i loro confini ai combattenti, ai figli dei popoli arabi e islamici, per permettere loro di svolgere il loro ruolo (…)”.
Si tratta, come d’altronde è stato specificato, di una modifica non allo Statuto ma all’impostazione politica, dove però manca il riconoscimento di Israele, come invece chiedeva la comunità internazionale; viene tuttavia riconosciuto il popolo ebraico, anche non il sionismo.
La cosa, che avviene a neanche due giorni dall’incontro del leader dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen con il presidente Usa Donald Trump, non è andata giù al premier israeliano Benjamin Netanyahu, il cui governo ha concesso la costruzione di colonie ben oltre i confini del 1967, ovvero nei territori “occupati”, nonostante la condanna di tutti i maggiori organismi internazionali, inclusi il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia e l’Unione Europea.
Per il portavoce del premier israeliano quello di Hamas “E’ un tentativo di prendere in giro il mondo, ma non avrà compimento”, ed il documento diffuso alle capitali dei principali paesi è “menzognero”, “fumo negli occhi” in quanto il partito egemone a Gaza continua a perseguire il suo obiettivo che è la distruzione di Israele.
D’altro canto è palese che il primo ad essere interessato dalla non risoluzione del conflitto è proprio il governo Netanyahu, che trae il suo consenso dal nazionalismo e dai coloni.

Documenti:
Statuto di Hamas (1988).