di Mohamed Ben Abdallah –
Il principe Harry, o meglio Henry duca di Sussex, sarebbe sul piede di guerra con la famiglia reale britannica, ma del bon ton della nonna, la scomparsa ormai da quattro mesi Elisabetta II non ha molto. Accantonato il desiderio di riconciliazione con il fratello William e il padre re Carlo III, Harry si è buttato di capofitto nell’ennesimo pasticcio con un’autobiografia di 500 pagine, attesa nelle edicole per il 10 gennaio ma già trapelata sui tabloid, anche perché il libro per errore è stato messo in vendita in Spagna per alcune ore. Tra l’insofferenza per il fratello, qualche tiro di coca da giovane e il disagio per quel ruolo di “Spare” (così si intitola l’autobiografia), cioè “il minore” se non la ruota di scorta, vi sono dichiarazioni anche fredde, come quella in cui si vanta di aver “ucciso personalmente 25 talebani” in Afghanistan.
E siccome a Notizie Geopolitiche non interessano ne’ la cronaca mondana, ne’ quella rosa, ne’ tantomeno i frivoli pettegolezzi di corte o a che ora è andata a dormire la consorte di quel tal duca o conte, val la pena di soffermarsi sulla sua “avventura” in Afghanistan, per il tumultuoso Harry ha sentito la necessità di annunciare urbi et orbi dei suoi 25 “trofei” sulla coscienza.
La guerra in Afghanistan, che ha visto la sconfitta della coalizione internazionale e la vittoria dei talebani, si è protratta per 20 anni (2001 – 2021), è costata la vita a 140mila combattenti afghani di entrambe le parti e a circa 70mila civili, mentre le vittime tra i militari della coalizione a guida Usa sono state 3.541, di cui 445 britanniche. L’invasione dell’Afghanistan a seguito dell’attacco alle Torri Gemelle resta tuttavia un fatto storico aperto a diverse interpretazioni, anche perché se è vero che al-Qaeda era presente nel paese asiatico con un nucleo importante (come in Pakistan e in altri paesi), altresì è vero che non si hanno notizie di azioni terroristiche dei talebani all’estero, che i dirottatori dell’11 Settembre erano 15 sauditi, 2 emiratini, 1 egiziano e 1 libanese (nessuno afgano), e che Osama bn Laden, numero uno di al-Qaeda e pure lui saudita, è stato ucciso nella sua casa di Abbottabad, che si trova in Pakistan (non in Afghanistan).
Senza entrare nell’analisi sulle differenze di pensiero politico e religioso tra i talebani (deobandi maturidi) e i qaedisti (jihadisti-takfiri-wahhabiti), e senza speculare o ipotizzare sulle possibili reali motivazioni della guerra in Afghanistan, va detto che i 20 anni di guerra sono stati un disastro, ed ai numerosi morti si aggiungono i drammi delle famiglie sventrate, dei profughi, delle città e dei villaggi rasi al suolo. Un dramma insomma per il quale c’è ben poco di andare fieri da qualunque parte si stia, per cui i “25 talebani uccisi personalmente” suonano come la spavalderia di un ragazzino mai cresciuto e costantemente viziato.
Harry è stato in Afghanistan come ufficiale del 662° Squadron, Army Air Corps, dove ha combattuto sparando dal suo Apache contro i talebani nella provincia meridionale di Hemand, ma dopo tre mesi e mezzo è stato fatto rientrare in Gran Bretagna per questioni di sicurezza, e sui 25 talebani uccisi ha specificato nel libro che “Non era qualcosa che mi dava alcuna soddisfazione. Ma nemmeno era un numero che mi faceva vergognare”.
Alla sua dichiarazione autobiografica ha risposto via Twitter il leader talebano Anas Haqqani, il quale ha sottolineato rivolgendosi allo stesso principe che “Coloro che hai ucciso erano esseri umani, non pezzi degli scacchi; avevano le loro famiglie, che aspettavano il loro ritorno”. Ha poi continuato affermando che “per te, per i tuoi soldati e per i tuoi politici la nostra gente era pezzi degli scacchi, eppure siete stati sconfitti sulla scacchiera del bianco e del nero”. “Di certo – ha insistito – ,on mi aspetto che la Corte penale internazionale ti convochi, o che gli attivisti per i diritti umani ti condannino, perché sono sordi e ciechi nei tuoi confronti, ma speriamo che queste atrocità vengano ricordate nella storia umana”.
Tuttavia le critiche per l’uscita di Harry sono anche interne: sul The Sun l‘ex colonnello dell’esercito britannico Richard Kemp ha dichiarato che “i commenti dell’erede ribelle nel suo libro di memorie Spare hanno tradito i compagni con cui ha combattuto”.