Inondazione in Spagna e conformisti nostrani

E’ opportuno fare alcune precisazioni per smentire la straordinarietà di un evento meteorologico che purtroppo è storicamente ricorrente.

di Mario Galardi

La recente disastrosa alluvione avvenuta in Spagna è stata immediatamente strumentalizzata dagli ambientalisti e da coloro che sostengono che il “riscaldamento globale” sia dovuto a cause antropiche, i quali hanno rinnovato i loro allarmi e le loro insistenti richieste di incrementare ulteriormente le misure “green” già messe in atto.
E’ opportuno fare alcune precisazioni per smentire la straordinarietà di un evento meteorologico che purtroppo è storicamente ricorrente.
Le inondazioni catastrofiche nella regione di Valenza sono state numerose e sono registrate fin dal 1321. Nella regiore di Murcia, poco più a sud di Valenza, nel 1651 ne avvenne una che causò 1500 morti. E nel 1879 ne avvenne un’altra che provocò la morte di 1000 persone. A Valenza dal 1321 al 1897 di inondazioni ve ne furono ben venticinque.
E’ quindi un dato di fatto che fenomeni atmosferici sconvolgenti si sono sempre verificati, in Spagna come in tutto il mondo, anche quando non esistevano le vituperate emissioni delle centrali elettriche, delle fabbriche e degli odierni mezzi di locomozione.
Quello che gli uomini possono e devono fare, invece di illudersi di riuscire a modificare il clima, sono tutte quelle opere di pianificazione, di contenimento, di bonifica, di canalizzazione, che permettano di convogliare le precipitazioni piovose su scolmatori e corsi d’acqua che possano accogliere e smaltire anche le precipitazioni più straordinarie.
A questo proposito è bene ricordare un fatto avvenuto proprio a Valenza il 14 ottobre 1957. Quel giorno piogge torrenziali provocarono un esondamento del fiume Turia che attraversava la città.
I danni furono catastrofici e i morti più di 300. A conseguenza di quell’evento, il governo nazionale intraprese un’opera gigantesca che consistette nel deviare il letto del Turia e portarlo fuori dalla città, opera che fu inaugurata da Francisco Franco nel 1969.
L’antico letto del fiume è stato così convertito in uno splendido parco cittadino, lungo più di dieci chilometri. Ora i numerosi ponti che lo attraversano, invece che sul fiume, sono sospesi su alberi, vialetti fioriti, parchi giochi e piste ciclabili, ad uso e a beneficio di tutti i cittadini.
Grazie a quell’opera ardita, l’inondazione del mese scorso non ha interessato la città di Valenza, ma altri centri abitati. A Valenza infatti il nuovo corso del Turia ha permesso di convogliare senza danni tutta l’acqua fino al mare.
Nei centri coinvolti dall’alluvione le cause, oltre alla mancanza di opere preventive, sono da ricercare nella esagerata urbanizzazione di zone che già storicamente erano state colpite da tali fenomeni. E questo purtroppo è una costante in tante parti del mondo, dove non si tiene in conto la natura del territorio. Basti pensare da noi alla incosciente crescita delle edificazioni sulle falde del Vesuvio.
Oggi gli ambientasti radicali vogliono farci sentire colpevoli per ogni evento atmosferico o cambio del clima, che avvengono da millenni per cause ovviamente aliene alle umane attività. Contrariamente a quanto da loro affermato, la scienza non è unanime nel colpevolizzare le emissioni di CO2 come causa di cambiamenti climatici.
Il problema è che tutte le voci contrarie al mantra conformista, che spadroneggia sui giornali di maggior diffusione e in ogni trasmissione tv, sono evitate e vengono silenziate. Eppure esistono molti scienziati che ritengono falsa la teoria del riscaldamento globale per causa antropica. Ma costoro non hanno voce e non vengono neppure presi in considerazione.
Il colmo poi è aver ascoltato un tale Mario Tozzi, geologo che pontifica su un canale tv, che ha lanciato un’accusa gratuita e infamante, affermando che tutti coloro che negano la tesi prevalente lo facciano solo per il proprio interesse.
In Italia ci sono fior di scienziati, seri e qualificati, che sono contrari a questa tesi. Basti indicare Antonino Zichichi, Franco Prodi, Franco Battaglia, oppure il prof. Mario Giaccio, autore dell’interessantissimo libro “Climatismo, una nuova ideologia”. E nel mondo sono migliaia gli scienziati contrari all’interpretazione prevalente.
Tuttavia il conformismo generale è riuscito ad imporre una “conventio ad excludendum”, per far sì che tutte le voci contrarie siano ignorate. E cosí in tante trasmissioni tv, senza alcun contradditorio, si enumerano le malefatte dell’industrializzazione nata in Occidente, facendo finta di dimenticare che proprio la tecnologia e la rivoluzione industriale abbiano salvato dalla fame miliardi di esseri umani.
Oggi l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ci fa ben sperare che venga posto un freno ai movimenti del green, del gender, della cancel culture, tutte ideologie nate nelle università anglosassoni e sciaguratamente diffuse dai principali media occidentali.
Ci auguriamo che in Italia il già positivo governo di Giorgia Meloni, essendo certamente più affine alle posizioni di The Donald rispetto a quelle di Kamala Harris, avrà d’ora in poi maggior modo di contrastare tali teorie, operando con rinnovata determinazione.