Investimenti in Italia e all’estero: ecco le differenze

di Davide Gallo

euroL’attrattiva dell’Italia per gli investimenti.
Uno degli aspetti peculiari che è salito all’onore delle cronache con il perdurare della crisi è stata la poca desiderabilità che l’Italia esercita verso gli investitori stranieri.
Gli ostacoli sono sempre più o meno quelli atavici e legati alle mancate riforme strutturali, e cioè la burocrazia tentacolare, la mancanza di strutture tecnologiche a supporto della digitalizzazione e della velocità di connessioni in tutto il paese, i costi per chi investe, tra cui anche quelli del lavoro.
Sono questi gli aspetti su cui puntano le riforme di Matteo Renzi che in qualche modo hanno fatto aumentare la “desiderabilità” del nostro Paese nella percezione degli operatori economici.
La conferma arriva da un’indagine resa pubblica proprio in ottobre e condotta dall’associazione delle banche estere in Italia (AIBE).
Si tratta di un rapporto che viene effettuato ogni sei mesi proprio per sondare questo aspetto e il 2015 per l’Italia sembra dare segnali di miglioramento anche se flebili.
Su una scala da 0 a 100 l’AIBE Index che riguarda l’Italia è 38 ed è cresciuto rispetto all’anno scorso di 5 punti, ma è ancora basso.
Davanti a noi ha fatto meglio la Spagna, mentre si trovano al vertice paesi come gli Stati Uniti, la Germania, ma anche la Gran Bretagna che ha superato il gigante in forte crescita della Cina. Al di là degli ostacoli che l’Italia presenta rispetto agli investimenti stranieri, ci sono anche aspetti che piacciono, tra cui la preparazione e, forse anche il genio, delle risorse umane e questo ha dato uno scossone agli investimenti che, in base al profilo di investitore, hanno avuto un’impennata se consideriamo quelli fatti dagli italiani stessi. Quello che piace meno invece è la scarsa stabilità politica.

Dove è meglio investire all’estero.
La crisi ha spinto molte persone a programmare di mettersi in proprio e diventare imprenditori di se stessi.
Tuttavia gli ostacoli che incontrano gli investitori stranieri sono gli stessi di quelli italiani, che si sentono soffocare ancor prima di mettere in atto la loro idea imprenditoriale.
Tempi burocratici troppo lunghi, tasse elevate e poca spinta alla nascita delle nuove imprese, fanno pensare che forse sarebbe meglio investire all’estero.
Sono diversi i Paesi con un’economia in forte crescita che portano avanti una politica chiaramente mirata ad attrarre capitali e investimenti stranieri e, tra questi, sono in testa la Nuova Zelanda, l’Australia, ma anche Panama e Singapore, solo per fare alcuni esempi.
La domanda però che molti si pongono è come fare per avviare una impresa all’estero e quali sono le considerazioni preliminari da fare.
Per esempio in Nuova Zelanda, dove è anche stata abbassata la pressione fiscale sulle imprese, si può aprire un’attività commerciale in un solo giorno e in Australia ne bastano due. L’economia della Nuova Zelanda ha avuto una crescita economica rispetto all’anno scorso del 5% e la disoccupazione è molto bassa (3.2%).
In Cile e a Panama le pratiche da espletare sono circa 6-7 e in 15 giorni l’attività sarà già aperta. Tre giorni invece sono necessari a Singapore oppure a o Hong Kong. Anche la Danimarca ha un PIL tra i più alti al mondo.

Cosa fare per investire all’estero.
La prima considerazione da fare per chi decide di avviare una start-up all’estero è quella di imparare bene la lingua straniera.
E’ fondamentale per la buona riuscita del proprio lavoro, per capire com’è l’ambiente dove sta investendo e avere anche il polso della situazione economica. Eviterete anche intermediari come i traduttori e la vostra azione sarà più fluida rispetto ai rapporti che potreste stabilire con i vari partner locali.
Per il resto è importante sapere che avviare un’attività imprenditoriale all’estero è generalmente molto più semplice rispetto all’Italia, sia in termini di tempi che di burocrazia e documenti vari.

Le economie in ascesa.
Per avere un margine di sicurezza bisogna anche studiare bene la situazione delle varie economie per individuare quali sono quelle in ascesa e anche se sono adatte al business che state pensando di realizzare.
Per esempio tra i Paesi emergenti ci sono quelli dell’America Latina, ma anche dell’Asia o dell’Oceania. Sull’economia poi è fondamentale l’influenza della politica, quindi dovete inquadrare realisticamente anche le singole situazioni, capire quanto e se rimarrà stabile e che tipo di agevolazioni propone per chi investe dall’estero.
Per questo vi potrebbe essere utile potreste valutare anche un consulente o un avvocato del luogo, che possa darvi informazioni precise.
Bisogna infatti informarsi anche riguardo a quello a cui si va incontro in caso di fallimento e anche per quanto concerne il diritto di proprietà. Alcuni Paesi infatti hanno leggi estremamente severe proprio per chi subisce una debacle imprenditoriale ed è straniero.
Altri aspetti importanti di un’economia in crescita sono i tassi di inflazione bassi, la tendenza all’aumento del reddito che significa quindi maggiore potere d’acquisto, e una classe media che si stia affermando, e che è quella di solito dove si trova la più grande fetta di potenziali clienti.