Iran. Continuano le collaborazioni con la Russia

di Silvia Boltuc * –

Il nuovo governo di Teheran, sotto la guida del presidente Ebrahim Raisi, si prepara ad una nuova linea in politica estera all’insegna della cooperazione economica scevra da interferenze internazionali.

Le scorse settimane l’Iran ha preso parte al summit di Baghdad che vedeva presenti fra gli altri le monarchie del Golfo e il presidente francese Emmanuel Macron. Le necessità regionali e la crescente militarizzazione di Teheran potrebbero cambiare i rapporti fra la Repubblica Islamica e l’Arabia Saudita, con cui le contrattazioni su temi di interesse comune come Yemen, Afghanistan e stabilità nel Golfo Persico sembrerebbero proseguire in via ufficiosa.

Il rinnovato interesse per l’Iraq da parte delle potenze accorse al summit, oltre al ruolo strategico ricoperto geograficamente dal paese, risiederebbe anche nella sua ricchezza inespressa. Negli ultimi giorni infatti è stata annunciata la scoperta di quello che potrebbe essere il più grande giacimento di gas del continente.

Grande assente al tavolo delle trattative la Siria. Il nuovo ministro degli Esteri iraniano, Amir Abdollahian, ha più volte manifestato il malcontento rispetto a tale scelta, definendo la Siria un importante vicino per l’Iraq, un paese amico e fraterno indispensabile per la stabilità del paese stesso e della regione.
Secondo gli esperti, sotto il nuovo governo ufficialmente in carica la politica estera iraniana cambierà rotta. In realtà vi sono diversi elementi di continuità rispetto alla leadership precedente.

Come già in precedenza, l’Iran conferma l’idea secondo la quale la stabilità regionale è appannaggio esclusivamente degli attori locali e rifiuta categoricamente interventi di potenze straniere che ritiene fortemente lesivi. A tal proposito Abdollahian ha ribadito che la nuova strategia iraniana mirerà ad una più stretta cooperazione con i paesi della regione, in particolare i vicini dell’Iran. Tale cooperazione verterà non solo in campo geopolitico, ma soprattutto in campo economico.

Si riconfermano le cooperazioni avviate con la Russia dalla precedente gestione come testimoniato dalla presenza di una delegazione iraniana guidata dall’ambasciatore plenipotenziario della Repubblica Islamica dell’Iran presso la Federazione Russa Kazem Jalali all’VIII Forum Internazionale dello Sviluppo Tecnologico “Technoprom-2021”. L’ambasciatore ha incontrato gli imprenditori di Novosibirsk, compresi i capi di grandi imprese industriali. La regione è il centro di transito della Siberia e la capitale scientifica e tecnica della Russia. Il governatore della regione, Andrey Travnikov, e l’ambasciatore hanno avviato un gruppo di lavoro congiunto per sviluppare piani di cooperazione.

Un ulteriore conferma dei crescenti legami fra i due paesi è data dalle affermazioni di Jalali, secondo cui l’Iran sta valutando l’apertura di un canale in lingua russa sulle reti nazionali. Si può altresì ricordare l’inaugurazione, nei mesi scorsi, dell’oleodotto di Goreh-Jask realizzato anche grazie agli investimenti russi.

La cooperazione fra i due paesi non è solo di natura economica, ma anche geostrategica. Ad avvicinare i due paesi recentemente è stato quello che ormai è divenuto un avversario comune, gli Stati Uniti. Con Washington che si dice pronta ad uno scontro diretto con Teheran con l’aiuto di Tel Aviv, Mosca potrebbe rappresentare un alleato prezioso anche per l’odierno governo. Una possibile collaborazione russo-iraniana potrà verificarsi anche nello scenario afghano.

La posizione dell’Iran in merito alla presa di potere da parte dei talebani è per il momento molto diplomatica. Le dichiarazioni ufficiali sono di sostegno al popolo afghano indipendentemente da chi è al potere. Il ministro degli Esteri iraniano ha affermato che Teheran sostiene un governo in Afghanistan che rispetti la volontà del popolo di determinare il proprio destino e auspica un governo inclusivo che coinvolga tutti i gruppi etnici afghani. Il portavoce iraniano Saeed Khatibzadeh ha annunciato lo svolgimento del secondo round di colloqui inter-afghani a Teheran a patto che tutti le fazioni coinvolte possano prendervi parte. Per quanto l’Iran sia interessato alla difesa delle minoranze sciite, negli ultimi mesi le necessità contestuali hanno portato il paese a dialoghi più serrati con i talebani. Sicuramente, come affermato da Khatibzadeh, l’Iran dovrà attendere lo sviluppo della crisi afghana per poter decidere quale ruolo giocare e quali potenze poter considerare alleate nella partita che si andrà a giocare. Khatibzadeh sottolinea,però, che i talebani come gruppo fanno parte dell’Afghanistan e del futuro del paese.

Le collaborazioni fra Mosca e Teheran si ampliano anche sul fronte turistico e commerciale. Il ministro dei Beni culturali, del Turismo e dell’Artigianato Ali Asghar Munesyan e il capo dell’Agenzia russa del turismo Zarina Doguzova hanno firmato un accordo per abolire la necessità di visto per i tour di gruppo mirando ad attrarre in Iran 100mila viaggiatori russi entro il 2023. L’ulteriore estensione degli allentamenti sui visti già anticipata dal 2016 prevede di facilitare, oltre al turismo, anche gli spostamenti per commercianti ed imprenditori. Aggiuntive politiche sono in elaborazione per quanto riguarda i mezzi pesanti in entrata ed uscita dal paese.

L’Iran sarebbe interessato ad avviare politiche similari anche con Turchia, Cina e Germania. A conferma di tale strategia economica vi sono i dati dell’Eurostat che mostrano come Berlino si riconfermi il principale partner commerciale europeo di Teheran.
Il governo di Raisi si appresta ad affrontare molte sfide difficili. In cima all’agenda politica vi è sicuramente il crescente malcontento interno e la pesante crisi economica. Sul fronte estero l’Iran continua la sua politica antistatunitense e mira ad una più stringente collaborazione regionale nel rispetto degli interessi considerati legittimi del paese.

Il recente vertice di Baghdad da un lato e la crescente militarizzazione del paese dall’altro sembrerebbero spingere alcuni importanti antagonisti di Teheran, come Riad, ad una normalizzazione dei rapporti che potrà tradursi in un cambio di equilibri fra i paesi del patto di Abramo e in un mutato scenario in Yemen.

La nuova leadership ha posto particolare accento sulla cooperazione economica. Sicuramente si sta concentrando sulla necessità di tenere fuori dai negoziati sul nucleare le scelte commerciali del paese, le questioni balistiche e i vicini Stati arabi.

Nell’ottica di una maggiore indipendenza decisionale sono cautamente riprese alcune esportazioni di petrolio e si sta lavorando per cementare ulteriormente i rapporti commerciali con partner strategici importanti come Mosca e Berlino con un possibile cambio di alleanze con le repubbliche post-sovietiche del Caucaso e dell’Asia Centrale.

* Silvia Boltuc. Analista specializzata in relazioni internazionali, energia e conflitti nello spazio post-Sovietico, in Medio Oriente e Nord Africa. Associate Director presso ASRIE Analytica dove gestice il programma di ricerca “Eurasian Energy Market”, è anche responsabile dell’Area Energia e Nuove Tecnologie del CeSEM-Centro Studi Eurasia Mediterraneo.