di Giuseppe Gagliano –
Il calo del 3% dei prezzi del petrolio nei mercati asiatici di martedì riflette un’importante svolta geopolitica e una revisione delle prospettive economiche globali. L’allentamento delle tensioni tra Israele e Iran, con la notizia che Tel Aviv non colpirà obiettivi petroliferi iraniani, ha contribuito a ridurre i timori di interruzioni delle forniture di greggio dal Medio Oriente, una delle regioni più strategiche per il mercato energetico mondiale.
Questa distensione ha immediatamente influenzato i mercati, portando a una discesa dei prezzi che avevano registrato rialzi significativi a causa delle crescenti tensioni nell’area. Parallelamente, l’OPEC ha rivisto al ribasso le sue previsioni sulla crescita della domanda globale di petrolio per il 2024 e il 2025, riflettendo un quadro economico incerto, caratterizzato da segnali di rallentamento in diverse grandi economie, comprese quelle di Stati Uniti e Cina. Le aspettative di una crescita economica più debole a livello globale stanno influenzando negativamente le proiezioni sulla domanda di energia, con conseguenze sui prezzi delle materie prime. Sul fronte politico, questa situazione rappresenta una tregua temporanea nelle tensioni in Medio Oriente, ma il rischio di future interruzioni delle forniture non può essere escluso completamente. Tuttavia, per il momento, la combinazione di distensione geopolitica e una più debole domanda prospettica sta spingendo il mercato verso una fase di stabilizzazione, riducendo le pressioni sui costi energetici globali.