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Sembra stiano funzionando le manovre sottobanco per scongiurare una reazione forte dell’Iran dopo l’assassinio, avvenuto nei pressi di Teheran, del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh da parte degli israeliani. Da un lato c’è la guida suprema Ali Khamenei, che vorrebbe un’azione forte, magari con i missili ipersonici ceduti dai russi, dall’altra vi è il nuovo presidente moderato Masoud Pezeshkian, propenso per non avviare un’escalation dagli esiti imprevedibili. Nella fattispecie i Pasdaran (Guardiani della Rivoluzione), corpo formato da 210mila uomini con mezzi ed equipaggiamenti di ogni genere, punterebbero a una guerra totale con Israele, mentre Pezeshkian sarebbe intenzionato a colpire una o più cellule del Mossad nel Kurdistan Iracheno, in Azerbaijan o in un altro paese.
Corrono così febbrili i contatti fra le varie parti, certamente anche da parte dell’amministrazione Usa, palesemente incapace di controllare il proprio alleato Benjamin Netanyahu.
Ancora non vi sono accordi e il pericolo di una ritorsione clamorosa da parte di Teheran è tutt’altro che scongiurato, ma intanto il governo israeliano ha fatto sapere la disponibilità a riprendere il 15 agosto le trattative per un cessate-il-fuoco a Gaza, come richiesto dai mediatori Egitto, Qatar e Stati Uniti