Iran. La deterrenza rappresentata dallo Stretto di Hormuz

di Giuseppe Gagliano

Attraverso lo stretto di Hormuz, che connette il Golfo Persico con quello di Oman, passa un flusso medio giornaliero di petrolio su nave di 21 milioni di barili, cioè circa un terzo del petrolio nel mondo e un quarto di gas naturale liquido. Proprio per questa ragione l’esistenza anche breve di instabilità di natura politica può determinare conseguenze rilevanti sul mercato energetico mondiale facendo aumentare in modo rilevante il prezzo del petrolio. Di conseguenza la chiusura di questo stretto danneggerebbe sul piano economico in modo considerevole l’economia mondiale, insieme a quella iraniana.
Dal punto di vista strategico il governo iraniano è perfettamente consapevole della centralità dello stretto e proprio per questo non ha avuto in passato ne’ ne avrà in futuro alcuna esitazione a servirsene come strumento strategico per ridimensionare l’egemonia globale americana. In quest’ottica deve essere letta la collaborazione con la Cina e la Russia per controbilanciare quella tra Stati Uniti, Arabia Saudita ed Emirati Arabi, cioè come strumento di deterrenza militare e soprattutto come mezzo che gli consente di essere indispensabile per salvaguardare della sicurezza dello stretto.
Infatti, dal punto di vista strettamente militare, l’Iran non avrebbe alcuna difficoltà a porre in essere, grazie alle dimensioni dello stretto, un’offensiva militare, la quale sarebbe certamente logorante per gli Stati Uniti, ad esempio attraverso mine antinave, imbarcazioni ad hoc, missili a lungo e corto raggio e soprattutto sottomarini di dimensioni ridotte, adeguate alle acque del Golfo. Tuttavia la mancanza da parte iraniana di uno sviluppo di altre infrastrutture portuali alternative a quelle di Hormuz e il fatto che il 55% dell’import-export iraniano si concentri nella zona dello stretto renderebbero la sua chiusura un danno ingente per la stessa economia iraniana.
L’offensiva militare iraniana degli ultimi mesi, cioè l’abbattimento del drone americano e gli assalti alle petroliere, rientra nella necessità da parte dell’Iran di utilizzare la sua centralità all’interno dello stretto come uno strumento di deterrenza, strategia questa che contribuisce a rendere l’equilibrio tra Iran, Stati Uniti e Arabia Saudita sempre instabile e precario.