Iran. Militari rapiti dagli jihadisti. Intervista a Naqavi Hosseini, della Commissione parlamentare per la Sicurezza

di Ehsan Soltani –

Naqavi Hosseini rapiti grandeAlcuni giorni fa in Iran, presso il confine con il Pakistan, il gruppo terroristico Jaish al-Adl, di ispirazione jihadista, ha rapito cinque guardie di frontiera. Il fatto è avvenuto nella regione di Jakigour, nella provincia sud-orientale del Sistan e Baluchistan. Non è la prima volta che avvengono sequestri di questo genere, ma questa volta il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, ha convocato l’ambasciatore del Pakistan a Teheran, Noor Mohammad Jadmani, per fargli sapere “il dispiacere per l’accaduto e la protesta ufficiale” del suo paese. Ha quindi chiesto l’intervento di Islamabad per la liberazione dei militari iraniani e la consegna dei sequestratori, ed ha quindi ammonito che tali fatti non abbiano più a ripetersi.
All’ambasciatore Jadmani, che si è detto dispiaciuto per l’accaduto, non è restato altro da fare che garantire che la protesta ufficiale sarebbe stata presto recapitata ad Islamabad.
Già lo scorso 23 ottobre lo stesso gruppo jihadista aveva ucciso 15 guardie di frontiera e ne aveva ferite altre sei nei pressi della città di Saravan, sempre nella provincia del Sistan e Baluchistan, quale rappresaglia per l’impiccagione di 16 militanti del gruppo in Siria; Iran e Pakistan hanno in atto un accordo sulla sicurezza che prevede la cooperazione nella lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata.
Le intenzioni del gruppo Jaish al-Adl, vicino ad al-Qaeda, sono quelle di difendere dalla repressione le popolazioni sunnite residenti nella regione.
Notizie Geopolitiche ne ha parlato con Seyyed Hossein Naqavi Hosseini, deputato e portavoce della Commissione parlamentare per la Sicurezza e la Politica estera di Teheran.
– Dott. Naqavi Hosseini, sono ormai trascorsi cinque giorni dal sequestro delle guardie di frontiera da parte del gruppo Jaish al-Adl: che azioni ha intrapreso la Commissione per la Sicurezza?
“La Commissione sta seguendo l’evolversi della situazione attraverso il canale del Ministero degli Esteri; stiamo portando avanti azioni serie, il ministro Zarif ha richiamato l’ambasciatore pachistano, al quale ha espresso l’insoddisfazione per il fatto che dal Pakistan arrivano gruppi terroristici ad operare nel territorio iraniano. Il governo del Pakistan è quindi responsabile della vita dei soldati rapiti”.
– Tuttavia a distanza di alcuni giorni nessun esponente del governo e degli apparati militari ha fatto dichiarazioni ufficiali, come neppure sono stati pubblicati i nomi dei rapiti…
“I nomi non sono resi noti al pubblico per motivi di sicurezza, in quanto potrebbe anche non trattarsi di militari. Si è parlato che una delle persone sequestrate sarebbe un religioso, o forse uno studente di teologia”.
– Lei ha parlato di ‘azioni serie’… ma cosa significa? In passato il governo del Pakistan ha mostrato di trascurare il problema dei gruppi jihadisti che operano lungo i confini: pensa che limitarsi a seguire il canale del Ministero degli Esteri possa essere in qualche modo risolutivo?
“E evidente che non possiamo raccontare al grande pubblico quanto stiamo facendo, poiché molte cose sono coperte dal segreto”.
– Non è tuttavia la prima volta che avvengono sequestri di guardie e di civili lungo i confini: perché le autorità militari mandano in quelle delicate zone soldati di leva, con bassa esperienza?
“Come fate a dire che non sono esperti? Non lo sappiamo neppure noi della Commissione se sono esperti o meno, sono cose non di nostra competenza. Come detto, noi seguiamo il canale ministeriale, ma non siamo informati su tutto”.
– Jaish al-Adl ha pubblicato le immagini dei cinque rapiti: ha senso tenere secretati i loro nomi?
“Come detto, non possiamo dire tutto, non possiamo portare in piazza quanto facciamo”.