Iran. Sei i candidati per la carica di presidente della Repubblica. Ma cambierà qualcosa?

di Shorsh Surme –

L’appuntamento atteso dagli Iraniani è il prossimo 19 maggio, quando dovranno eleggere un nuovo presidente della Repubblica. I candidati sono sei, compreso il presidente uscente Hassan Rohani.
Dopo la rinuncia dell’ex presidente Mamoud Ahmadinejad su consiglio dalla Guida suprema Ayatollah Ali Khamenei e a seguito della scrematura operata dal Consiglio dei Guardiani della Costituzione, presieduto dal 91enne Ahmad Jannati, l’elenco di sei candidati è stato ufficializzato il 20 aprile scorso dal ministero dell’Interno iraniano. Jannati è un religioso noto per essere uno dei più stretti confidenti del leader supremo Ali Khamenei.
I sei candidati che possono correre per l’elezione sono Hassan Ruhani, attuale presidente che potrebbe essere riconfermato.
Ebrahim Raisi, docente di diritto, è amico fedelissimo della guida suprema Khamenei; da tempo si dice che Raisi potrebbe succedere alla Guida suprema e quindi una sua vittoria potrebbe rappresentare un primo passo verso questa direzione.
Mohammad Baqer Qalibaf, conservatore e pragmatico, ex capo della polizia, è stato sindaco di Tehran nel 2005; ha partecipato a due elezioni presidenziali, nel 2005 e nel 2013, perdendo sia contro Ahmadinejad sia contro Rohani.
Eshaq Jahangiri, è stato primo vice presidente iraniano e oggi affianca l’attuale presidente Rohani; si ritirerà con tutta probabilità in anticipo al fine di non disperdere il voto, la sua è una candidatire simbolica.
Mostafa Hashemitaba, considerato centrista, in passato ha ricoperto il ruolo di vice presidente sotto Rafsanjani e Khatami.
Gli altri due candidati invece non appartengono al clero e rappresentano uno l’ala ultra conservatrice e l’altro l’ala riformista: si tratta rispettivamente di Mostafa Aqa Mirsalim e di Eshaq Jahangiri.
In Iran i sondaggi sono inesistenti, secondo fonti ufficiose della televisione di Stato l’attuale presidente Hassan Rohani potrebbe essere confermato.
L’Iran è un paese imprevedibile, gli esiti delle elezioni spesso hanno costituito una vera e propria sorpresa. Così fu nel 2013, quando le comunità internazionale non predisse l’elezione di Rouhani.
Ma cosa cambiarà? La risposta è semplicemente nulla. Basti pensare che ai primi 100 giorni del cosidetto presidente “moderato” Hassan Rohani le esecuzioni capitali hanno raggiunto cifre da record.
Tutti i candidati durante la campagna elettorale promettono mari e monti, ma una volta arrivati al potere dimenticano tutto.
Come si dice, non si muove foglia che l’Ayatollah Ali Khamenei non voglia! Khamenei è largamente considerato il simbolo della classe dirigente conservatrice del Paese.
E’ arduo pensare che qualcuno possa portare l’Iran fuori da questa situazione.