Iran. Uno Stato nello Stato: Pasdaran SPA

Negli ultimi anni i pasdaran sono diventati sempre più una potenza militare ed economica, attiva in tutti i settori dell’economia iraniana, dal petrolio al gas, dalle telecomunicazioni all'agricoltura, costituendo una rete di potere politico ed economico che si estende su tutta la società. Un vero e proprio Deep State.

di Daniele Garofalo –

Il nome pasdaran deriva dal persiano pasdar, “colui che veglia”. Il gruppo è meglio conosciuto come i sepāh-e pāsdārān-e enghelāb-e eslāmi, “i guardiani della rivoluzione islamica iraniana (IRGC)”. Nati nel 1979 dopo la rivoluzione islamica come corpo paramilitare si è organizzato in seguito in milizia per la difesa e il sostegno delle istituzioni rivoluzionarie in Iran. Il corpo risponde unicamente agli ordini della guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei e seguono politicamente e ideologicamente il velayat-e faqih, il sistema di potere dei mullah. I Guardiani della rivoluzione hanno grande adesione sulle fasce più deboli della società, poiché è su di essi che il gruppo investe tempo e risorse economiche. Moltissimi giovani e analfabeti che provengono dalle campagne o dalle periferie sono inquadrati nei ranghi dei pasdaran. Le famiglie dei soldati a loro volta sono aiutate e mantenute dal corpo stesso. Il corpo dei pasdaran è divenuto un gruppo d’élite con forze armate che vantano oggi circa 250mila uomini, comandati dal maggiore generale Mohammed’Alì Ja’fari. I pasdaran sono molto temuti e fortemente idealizzati, si occupano della sicurezza nazionale, di quella interna e di frontiera, oltre a svolgere attività di polizia. Essi gestiscono il controllo del contrabbando nel paese e tramite lo stretto di Hormuz. I pasdaran hanno maturato una notevole abilità militare poiché sono stati nell’ultimo trentennio impegnati nella guerra Iran – Iraq, nella guerra civile libanese, nella guerra del Libano del 2006 e nelle recenti guerre yemenita e siriana. Il Corpo dei pasdaran, concepito come un perfezionamento delle forze armate tradizionali e riconosciuto dall’articolo 150 della Costituzione iraniana, dispone di un esercito di circa 100 mila uomini, unità antisommossa, unità di aeronautica con aerei da combattimento, unità della marina composta da 20 mila uomini e 1500 mezzi navali, le forze speciali Niru-ye Qods, i corpi Ansar al-Mahdi e il gruppo paramilitare volontario Basiji. Le forze Quds, conosciute anche con il nome di Brigata Gerusalemme, guidate dal leggendario comandate Qassem Soleimani, sono un’unità speciale composto da circa 5mila uomini, che ha come obiettivo quello di esportare all’estero la rivoluzione iraniana e di gestire le operazioni extraterritoriali iraniane. Delle Quds Force fa parte il corpo scelto “Unità 400”, in passato autore di attacchi e operazioni contro israeliani e statunitensi, composta da circa 3mila agenti. I corpi ausiliari d’élite Ansar al-Mahdi, si occupano della sicurezza delle alte cariche del governo e del parlamento, oltre a compiere operazioni di controspionaggio e azioni segrete all’estero. I basiji, sono un’organizzazione paramilitare composta da volontari, organizzati in una serie di reti senza un comando centrale, che intervengono principalmente in caso di manifestazioni antigovernative, oltre che controllare gli stili di vita e gli atteggiamenti dei giovani iraniani. Le milizie dei basiji sono composte da circa 300mila uomini, tra cui migliaia di donne e ragazzi che hanno appena terminato il servizio militare. Essi costituiscono una forza d’intervento popolare rapida, agiscono in gruppo, in borghese e con la connivenza della polizia ufficiale. Nel settembre 2008 il corpo dei pasdaran fu parzialmente riformato. Furono istituite 31 divisioni decentralizzate in corpi provinciali in modo che ognuna delle 30 province iraniane avesse il proprio corpo di pasdaran, con l’eccezione della provincia di Teheran che ne possiede due.

Qassem Soleimani.

Una SPA a tutti gli effetti.
I pasdaran, oltre al loro ruolo militare, ricoprono sempre più ruoli determinanti nei settori economici del paese, con una penetrazione capillare in tutti gli asset portanti dell’economia iraniana. Il coinvolgimento dei pasdaran iraniani nell’economia del paese ha avuto inizio nel 1989, quando il presidente Rafsanjani affidò ai pasdaran un ruolo chiave nell’economia del paese, particolarmente nel settore delle costruzioni. Nei trent’anni successivi il loro ruolo nell’economia del paese è cresciuto in modo considerevole. Il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica gestisce circa un terzo dell’economia iraniana mediante fiduciari e imprese controllate. Ad oggi i pasdaran controllano la maggioranza dei settori economici iraniani, dall’energia alle infrastrutture, dal settore automobilistico a quello finanziario e bancario. Spesso le imprese controllate dai pasdaran sono vincitrici di appalti per la costruzione delle grandi opere pubbliche. Gestiscono o controllano più di cento aziende iraniane, con un fatturato nel 2017 che supera i 12 miliardi di dollari. Hanno contratti e commesse per centinaia di milioni di dollari nei settori del petrolio e del gas, tramite l’Oriental Oil Kish, che le guardie rivoluzionarie hanno rilevato nel 2006 tramite un esborso di 7 miliardi di dollari, per lo sfruttamento del petrolio e del megagiacimento di gas South Pars, dell’industria chimica, edile e dei progetti infrastrutturali, come ad esempio la commessa di 2 miliardi e mezzo di dollari ottenuta dalla Shahid Rajaee Professional Group per la realizzazione del completamento della linea a dell’alta velocità ferroviaria con una nuova linea di 400 chilometri che collegherà Teheran a Isfahan. Gli strumenti attraverso i quali portano avanti questo inserimento nell’economia iraniana sono le fondazioni e le Bonyad. Il corpo esercita forti influenze sulle Bonyad, le organizzazioni e fondazioni non governative caritatevoli guidate dal clero sciita. Le loro fondazioni hanno acquisito numerose attività industriali e commerciali per un valore di circa 120 miliardi di dollari, tra cui la compagnia telefonica statale, dal valore di 8 miliardi di dollari per il 51% delle quote azionarie, acquisite nel 2009 tramite la Mobin Trust Consortium, un gruppo legato ai pasdaran, oltre all’acquisizione delle commesse pubbliche per la realizzazione e gestione della metro di Teheran, tramite la società controllata di costruzioni Khatam Al-Anbia. Quest’ultima gestisce gli asset più importanti sotto il profilo economico, quali la telefonia mobile, i tunnel sotterranei per le centrali atomiche, i fondi per la ricerca universitaria e l’industria militare e atomica. La Khatam al-Anbia monopolizza tutti gli appalti per le infrastrutture attraverso la pratica dei subappalti. Nel complesso, i pasdaran controllano una rete di aziende, fondazioni e bonyad, con entrate annuali di circa 12 miliardi di dollari. Le principali fondazioni legate agli interessi economici dei pasdaran sono la Bonyad Mostazafan la “Fondazione degli Oppressi” e la Bonyad Shahid va Omur-e Janbazan, la “Fondazione dei Martiri e dei Veterani”, controllate da ex membri dell’esercito provenienti dai ranghi dei pasdaran. La prima fondazione è controllata al 50% tra i pasdaran e il governo, mantenendo una parziale autonomia, mentre la seconda è controllata al 100% dalle Guardie della rivoluzione. Infine, da alcuni anni gestiscono attraverso l’Iran Marine Industrial Company, i cantieri navali di Bushehr, specializzati nella produzione e vendita di cargo e petroliere classe Aframax destinate maggiormente al Venezuela. La ricchezza delle Guardie della rivoluzione viene anche dal mercato nero. I pasdaran controllano gran parte dei prodotti occidentali che entrano nel paese tramite il mercato nero, un’economia illegale che produce ricchezza e crea consenso tra i giovani e le fasce più deboli della popolazione. Le aziende controllate dai pasdaran hanno, sembra un paradosso, tratto grande vantaggio dalle sanzioni internazionali, poiché esse hanno garantito al corpo una posizione di monopolio all’interno del paese, tenendo lontani i potenziali competitor internazionali. Tra l’altro, gli investitori privati internazionali, anche quando le sanzioni erano state annullate, si mostravano fortemente preoccupati a investire nell’opaca economia iraniana, in cui le aziende, le bonyad e le fondazioni controllate dai pasdaran, giocano un ruolo notevole e poco trasparente.

Il presidente iraniano Hassan Rohani.

L’assalto di Rohani all’economia dei guardiani.
Rouhani ha avviato negli anni una politica di compressione e assalto dell’impero economico dei pasdaran. Questa politica va a colpire l’impero economico che i guardiani hanno creato nel corso di questi decenni. Essi sono stati obbligati a ristrutturare alcune delle compagnie che controllavano e a trasferire la titolarità delle loro quote allo Stato. In Iran inoltre negli ultimi, la polizia ha dato il via a una serie di arresti d’illustri rappresentanti dei pasdaran, accusati di corruzione o di aver ottenuto denaro in maniera illecita. Il riformatore Rohani è però molto condizionato nel suo agire politico poiché il potere economico e militare, oltre che il loro consenso tra le masse, è davvero enorme. Rouhani ha più volte chiesto alle Guardie della rivoluzione, di non interferire nella vita economica e politica del paese invitandoli a occuparsi esclusivamente di affari riguardanti l’ambito militare, richiesta rimasta inascoltata poiché essi non sono disponibili a rinunciare all’impero costruito in questi anni.