Iraq. E’ caos per lo stallo politico. Al-Sadr si ritira

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A 10 mesi dalle elezioni è caos in Iraq, dove non si riesce a formare il governo. Nella capitale e in altre città del paese si susseguono i disordini, e a Baghdad i manifestanti sono penetrati nel palazzo del Governo e si sono gettati in piscina, segno di un paese ormai fuori controllo.
La scelta degli Usa di mandare a casa tutta la classe dirigente legata al partito Baath di Saddam Hussein (molti dei quali sono poi confluiti nell’Isis) ha di fatto lasciato l’Iraq senza apparati qualificati, per cui disoccupazione giovanile, corruzione, caro vita e criminalità diffusa sono le uniche cose che crescono nel paese mediorientale.
Ad alimentare gli scontri politici fra i sostenitori di Moqtada al-Sadr e i suoi rivali politici è l’ingerenza di una parte del libanese Hezbollah e degli ayatollah iraniani, e nelle ultime ore il premier ad interim Mustafa Kazimi ha decretato il coprifuoco a Baghdad per cercare di limitare gli scontri fra le fazioni rivali.
L’annuncio di al-Sadr di ritirarsi dalla politica in segno di protesta per lo stallo politico ha surriscaldato gli animi, ed è di 23 sadristi uccisi il bilancio degli scontri di ieri, centinaia i feriti.
Il Parlamento uscito dalla consultazione elettorale vede il maggior numero di seggi assegnato agli arabi sunniti, guidati dal presidente del parlamento Mohammed al-Halbousi e da Khamis al-Khanjar, con 63 parlamentari; il Partito Democratico del Kurdistan (KDP), guidato dall’ex presidente della regione del Kurdistan Massoud Barzani, conta 31 seggi. L’altra coalizione è il Coordination Framework, considerato vicino all’Iran, che include l’Alleanza per lo Stato di diritto dell’ex primo ministro Nouri al-Maliki, la Coalizione Fatah e altri fino ad arrivare ad al-Sadr e al suo gruppo: sufficienti voti per formare il governo, ma non sono mai stato in grado di crearlo perché la Costituzione richiede al Parlamento di eleggere un presidente, il quale dovrebbe incaricare come primo ministro un esponente del più grande gruppo parlamentare, cioè dell’opposizione.