Irlanda. Papa Francesco chiede scusa alle vittime dei preti pedofili

Varadkar, 'la Chiesa oggi ma non determina più le politiche o le leggi'.

di Elisabetta Corsi

Papa Francesco è volato a Dublino in Irlanda per l’incontro mondiale delle famiglie, in particolare anche per discutere di una Chiesa scossa da scandali per abusi sui minori. Una visita che avviene dopo quarant’anni da quella di Giovanni Paolo II, un luogo rimasto nel cuore a Bergoglio in cui studiò l’inglese più di trent’anni fa, come ha riferito ai giornalisti che lo accompagnavano.
Il tema del viaggio è stato l’incontro mondiale delle famiglie, ma soprattutto ha pesato lo scandalo abusi, che solo nel 2017 conta ben 135 denunce a carico di 98 preti, ma la maggior parte risalivano a fatti del 2000. Sembrerebbe quindi che la cattolica Irlanda stia lavorando per evitare ancora episodi del genere, scandali che in questo periodo funestano anche il Cile e gli Usa. L’Irlanda non è più quella del passato, ormai ha accettato i matrimoni gay e da poco si è aperta all’aborto, ma in ogni caso mantiene la sua marcata radice cattolica.
Il primo ministro Leo Varadkar ha dichiarato che “E’ un’opportunità per noi come repubblica e per noi come stato irlandese di iniziare un nuovo capitolo nella nostra relazione con la Chiesa. Penso che in passato la Chiesa cattolica abbia avuto un posto troppo dominante nella nostra società. Penso che abbia ancora un posto nella nostra società, ma non determina le politiche o le leggi”. Ha quindi aggiunto riguardo gli abusi che “E’ una storia di dolore e di vergogna al posto della carità cristiana, del perdono e della compassione, troppo spesso c’erano giudizio, severità e crudeltà. In particolare, nei confronti delle donne, dei bambini e degli emarginati”.
Il pontefice ha incontrato in due colloqui privati sia Varadkar che il presidente irlandese Michael Higgins. Nel suo primo discorso ufficiale arrivato in Irlanda, nel castello di Dublino, ha dichiarato che “Sono ben consapevole che invocando premura nei riguardi dei fratelli e delle sorelle più vulnerabili, penso specialmente alle donne che nel passato hanno patito situazioni di particolare difficoltà. Considerando la realtà dei più vulnerabili, non posso che riconoscere il grave scandalo causato in Irlanda dagli abusi su minori da parte di membri della Chiesa incaricati di proteggerli ed educarli. Il fallimento delle autorità ecclesiastiche nella Chiesa, sacerdoti, vescovi, superiori religiosi e altri, nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica. Io stesso condivido questi sentimenti”. Un viaggio che sicuramente è stato anche di scuse della Chiesa per tutte le vittime di sacerdoti e religiosi.
Papa Francesco si è raccolto in preghiera per le vittime di abusi, nel santuario mariano più importante d’Irlanda, a Knock. L’incontro con il Papa è composto da circa 200 relatori di tutti i continenti (91 donne laiche, 65 uomini laici e 44 tra religiosi e religiose), tutti sul tema “Amor Laetitia” dove si è parlato di salvaguardare i bambini e gli adulti vulnerabili. Prima volta che si discute su un tema di questo genere in un incontro mondiale e tra gli ospiti anche, Marie Collins, vittima di abusi da parte di un sacerdote quando era piccola, membro della commissione vaticana anti-pedofilia e ora dimessasi in quanto in polemica con la Curia.
Il Santo padre si è trattenuto con otto vittime degli abusi del clero dei religiosi e delle istituzioni, per un’ora e mezza alla nunziatura di Dublino e a quanto sembra ha definito “cacca” gli abusi e la copertura da parte della Chiesa.
Dopo la grande messa al Phoenix Park di Dublino, in cui ha affermato rivolto alle famiglie presenti che “voi siete la speranza della Chiesa e del mondo!”, prima di ripartire si è rivolto ai vescovi elogiando il lavoro svolto nella difesa dei minori, ma ha anche dichiarato che “In questi anni tutti noi abbiamo dovuto aprire gli occhi sulla gravità e l’estensione dell’abuso sessuale in diversi contesti sociali. In Irlanda, come altrove, l’onestà e l’integrità con cui la Chiesa decide di affrontare questo capitolo doloroso della sua storia può offrire un richiamo e un esempio all’intera società”.
In questa occasione spunta anche un documento, firmato da Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, che attesta che vi erano accuse pendenti su Theodore McCarrick, il quale era stato promosso arcivescovo di Washington e di questo il Vaticano ne sarebbe stato a conoscenza già dal 2000, ma avrebbe insabbiato e quindi questo documento vuole essere un pretesto per chiedere le dimissioni di Papa Francesco. Il quale aveva già sanzionato McCarrick togliendogli la porpora cardinalizia e relegandolo a vita ritirata.