Isis. Pilota ucciso: re Abdallah schiera le truppe e bombarda, ‘faremo tremare la terra sotto i vostri piedi’

di Enrico Oliari –

abdallah II militare grandeFino ad oggi la coalizione internazionale ha fatto poco più che il solletico allo Stato Islamico di Abu Bakr al-Baghdadi e solo negli ultimi giorni, e comunque dopo mesi di strenui combattimenti e di raid degli alleati, i curdi sono riusciti a liberare Kobane e poche altre aree, magari con l’aiuto degli iraniani, come nel caso della provincia irachena di Dyiala.
Non bisogna dimenticare che l’Isis è figlio di un preciso progetto dell’occidente, realizzato con i soldi delle monarchie del Golfo e con il supporto logistico della Turchia (dove sono, ad esempio, transitati decine di migliaia di “foraign fighter”) per combattere Bashar al-Assad, alleato di ferro della Russia, senza doversi sporcare le mani. Un quadro ben descritto dal ministro degli Esteri iraniano Mohamed Javad Zarif all’Onu, dove ha affermato che “L’Isis è un Frankenstein tornato a divorare i suoi creatori”. Difatti la situazione è poi sfuggita di mano e ben presto l’Isis, ambizioso di realizzare l’atavico sogno del califfato islamico, si è dimostrato capace delle violenze e delle atrocità che sono sotto gli occhi di tutti.
Come nel caso della recente uccisione del pilota giordano Moaz al-Kassasbeh, arso vivo in una gabbia, per cui Amman ha immediatamente giustiziato e il jihadista Ziad al-Karbouli e la terrorista Sajida al-Rishawi, che le autorità di Amman, sollecitate da Tokyo, volevano scambiare con il pilota e con due ostaggi giapponesi (il contractor Haruna Yukawa e il giornalista freelance Kenji Goto).
La macabra esecuzione di al-Kassasbeh ha ferito profondamente la Giordania, paese che, nonostante la scarsità delle risorse idriche, dà assistenza ed ospitalità a milioni di rifugiati palestinesi, siriani e iracheni.
L’ha ferita al punto che la reazione di re Abdullah non si è fermata all’esecuzione dei due jihadisti ed alle tre annunciate, bensì è arrivata ad una vera e propria guerra all’Isis, cioè a fare quello che l’occidente non ha voluto o potuto fare: muovere un attacco su ampia scala via terra.
Citando la Guardia di frontiera irachena, la tv panaraba qatarina al-Jazeera ha riportato oggi di truppe dell’esercito giordano schierate ”in forze” lungo il confine con l’Iraq, mentre da ieri trenta jet F-16 dell’aviazione di Amman stanno martellando Raqqa e Mosul, le due roccaforti dell’Isis, con già decine di morti e numerosissimi obiettivi distrutti.
Il ministro degli Esteri giordano Nasser Judeh ha dichiarato alla Bbc che la Giordania perseguirà gli estremisti “con tutte le forze che abbiamo” ed anche re Abdallah II, che ha convocato i suoi generali in una riunione di otto ore e che si è fatto riprendere in tuta da aviatore, ha fatto sapere ai jihadisti che “pagherete per ogni capello (di al-Kassasbeh, ndr.)” e che “la terra vi tremerà sotto i piedi”.
La missione, chiamata “Martire Moaz”, vede gli avieri scrivere sulle bombe “l’Islam non ha niente a che fare con voi”. Frase che suona come una dichiarazione di terra.