Israele. Attacco con i cercapersone a Hezbollah, parlano due ex agenti del Mossad

Red

Il canale televisivo statunitense CBS ha ripreso il caso dell’esplosione in simultanea, avvenuta lo scorso 17 settembre, dei cercapersone in dotazione ai membri di Hezbollah. Nell’attacco mosso dai servizi israeliani sono rimaste uccise 30 persone e ferite 3mila. Alla rete televisiva due ex agenti del Mossad, il servizio segreto israeliano, hanno raccontato di una preparazione meticolosa, durata una decina di anni, che consisteva nella vendita attraverso società di comodo di apparecchiature contenenti cariche esplosive. Addirittura era stata promossa una campagna di marketing con falsi annunci su YouTube per promuovere i cercapersone come “robusti, resistenti alla polvere e impermeabili”.
I due ex agenti hanno spiegato che lo scopo dell’operazione non era l’eliminazione dei membri di Hezbollah, bensì la guerra psicologica, con tanto di dimostrazione al Partito di Dio libanese della capacità del Mossad di colpire sempre e comunque.
In relazione all’etica dell’attacco, mosso in un paese straniero e in modo subdolo, al punto che ad essere feriti, mutilati e uccisi sono stati anche civili e persino ragazzini, uno dei due ex agenti ha affermato che “Ci sono delle priorità. Prima proteggi la tua gente e poi ti preoccupi della tua reputazione”. Ha anche aggiunto che in futuro il Mossad non potrà più utilizzare cercapersone con trappole esplosive, ma gli oppositori di Israele “dovranno continuare a chiedersi cosa accadrà dopo”.