di Simone Chiusa –
Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha dichiarato di essere disposto a intervenire militarmente contro Israele: “Come siamo entrati in Karabakh e in Libia, potremmo fare lo stesso con loro”. Il riferimento è al sostegno dato alle truppe azere durante gli scontri tra Azerbaigian e Armenia per il controllo della regione del Nagorno-Karabakh. Le forze armate turche hanno offerto supporto anche al governo di Accordo Nazionale, riconosciuto come unico governo legittimo della Libia dalle Nazioni Unite.
Queste dichiarazioni non stupiscono, infatti Erdogan non è nuovo a minacce e provocazioni. Non molto tempo prima il leader turco aveva paragonato Benjamin Netanyahu ad Adolf Hitler, riferendosi al premier israeliano come “vampiro” e “psicopatico”. Tuttavia, in un periodo in cui la stabilità della regione è messa sempre più a rischio e la minaccia di un allargamento del conflitto è tangibile, il presidente turco dovrebbe lavorare per raffreddare, non incendiare, la crisi.
Inoltre qualora la Turchia continuasse a perseguire una linea aggressiva verso Israele, gli Stati Uniti potrebbero sospendere i rifornimenti di armi ad Ankara. Negli USA i regolamenti sull’esportazione delle armi devono rispettare gli standard del Qualitative Military Edge. La vendita di armamenti a stati esteri
non può in alcun modo danneggiare Israele, che deve mantenere la superiorità militare rispetto ai suoi nemici. Questo principio gode di una base legale negli Stati Uniti: è il Congresso a garantire la superiorità militare di Israele, discutendo la vendita di materiale bellico in Medio Oriente.
In risposta alle dichiarazioni di Erdogan, il ministro degli Esteri israeliano Katz ha chiesto la condanna e l’allontanamento della Turchia dalla NATO. “Erdogan sta seguendo le orme di Saddam Hussein e sta minacciando di attaccare Israele. Dovrebbe ricordarsi cosa successe allora e come finì”, ha detto Israel Katz in un comunicato.