Israele. La guerra con l’Iran continua, fra omicidi e attacchi hacker

di Giuseppe Gagliano

Due dipendenti del settore aerospaziale iraniano sono stati trovati morti domenica in circostanze misteriose. Mohammed Abdus, impiegato del centro spaziale Samanan, è stato ucciso mentre era in servizio secondo i media locali. Poche ore prima Ali Kamani, un membro dell’aviazione delle Guardie Rivoluzionarie, è morto in un incidente d’auto. “Due funzionari aerospaziali iraniani sono stati martirizzati durante una missione”, ha detto l’agenzia iraniana Fars.
Queste morti, in circostanze non chiare, si aggiungono all’elenco delle morti misteriose e degli omicidi non rivendicati di membri delle Guardie Rivoluzionarie e di scienziati nelle ultime settimane. Ayub Anthzari, un esperto aerospaziale che lavorava sul programma missilistico iraniano, è stato trovato morto all’inizio di giugno, mentre il colonnello Hassan Sayed Khodai, alto funzionario dell’IRGC, è stato assassinato a colpi di arma da fuoco a fine maggio. Secondo le informazioni pubblicate dal New York Times, Israele avrebbe avvertito gli Stati Uniti di essere responsabile dell’assassinio del colonnello Khodai, coinvolto in atti ritenuti terroristici contro obiettivi israeliani in Africa e in Sud America. Mentre Teheran giura di vendicare la morte dell’alto funzionario delle Guardie Rivoluzionarie, Israele negli ultimi giorni ha sventato i tentativi di attacco ai turisti israeliani in Thailandia e Turchia, e ha alzato il livello di allerta in quest’ultimo Paese. L’ondata di sparizioni in Iran arriva quando il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha affermato che lo stato ha intensificato la sua offensiva contro l’Iran. Non va dimenticato che lo stato di Israele si considera in stato di guerra permanente non solo con l’Iran, ma anche con i suoi alleati e di conseguenza gli omicidi mirati da parte di unità speciali di servizi di sicurezza rientrano nel suo modus operandi.
Tuttavia accanto agli omicidi mirati vi è anche la Cyber Warfare posta in essere dall’Iran. Un media israeliano ha affermato che gli hacker iraniani hanno violato l’e-mail di un generale della riserva israeliana e hanno effettuato attacchi informatici per suo conto contro diversi centri politici, accademici e commerciali israeliani di alto livello. Il canale televisivo israeliano KAN, che ha pubblicato un servizio in merito, sostiene che gli hacker citati fossero di origine iraniana e che tra le vittime di questo attacco vi fossero nomi di personalità politiche come l’ex ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni ed ex Ambasciatore degli Stati Uniti in Israele. L’autore del rapporto, un certo Ittai Shickman, citando fonti ben informate, ha riconosciuto che gli hacker si erano infiltrati nel cyberspazio israeliano da almeno sei mesi, e che per conto di questo anziano generale di riserva dell’esercito israeliano e di una serie di altre note personalità avevano avuto accesso a documenti e informazioni dalle alte autorità del regime di Tel Aviv. L’emittente in lingua ebraica sottolinea che l’attacco e l’incursione iniziali sono stati effettuati tramite l’e-mail del generale di riserva e che gli hacker hanno effettuato i loro attacchi elettronici contro istituzioni politiche, accademiche ed economiche di alto livello.
Facendo riferimento a un rapporto di Check Point Software Technologies, uno dei principali fornitori mondiali di soluzioni di sicurezza informatica per governi e aziende e attore chiave nell’high-tech israeliano, il canale televisivo KAN ha riconosciuto questo martedì che gli hacker si erano infiltrati almeno sei mesi fa, cioè a partire da dicembre 2021, e che sono rimasti attivi fino alla scorsa settimana, e grazie a ciò hanno potuto accedere a vari documenti relativi ad alti funzionari israeliani. Sempre secondo la televisione israeliana, uno dei metodi utilizzati dagli hacker era quello di mandare inviti a funzionari per partecipare a conferenze all’estero e per inviare articoli sul programma nucleare iraniano, mentre chiedevano alle loro vittime di inserire le loro password di accesso collegate al loro indirizzo e-mail per accedere ai dati.
Affermando che l’ex ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni fosse tra le vittime, l’outlet rileva che un’altra vittima era l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, mentre il capo di un centro di ricerca altamente sensibile in Israele, il cui nome non è stato rivelato, era anche sull’elenco. Tutte le vittime sono state reindirizzate a una pagina specifica ed è stato chiesto loro di inserire la propria password e-mail o di ricevere un codice di accesso registrando il proprio numero di cellulare, il che ha aiutato gli hacker a creare un ampio database delle loro vittime. Secondo gli esperti di Check Point, il messaggio di testo inviato ai cellulari delle vittime conteneva anche malware che facilitava l’hacking nei destinatari.
Il quotidiano israeliano Maariv, soffermandosi sull’attacco, ha fornito maggiori dettagli sull’incidente: “La principale vittima di questa operazione informatica è un generale della riserva impegnato in una posizione molto sensibile. La sua e-mail è stata violata e gli hacker hanno inviato messaggi per suo conto. Un’altra vittima dell’attacco informatico è stato il ministro degli Esteri israeliano Livni. Gli hacker avevano cercato di convincerla a digitare la sua password e-mail su una pagina presentata per ricevere un invito a partecipare a una conferenza all’estero. A questo si aggiunge un’altra vittima, il capo di un centro di ricerca chiave in Israele. Gli hacker hanno preso il controllo della sua casella di posta, accedendo alla sua corrispondenza con uno degli ex ambasciatori americani in Israele. Gli hacker hanno utilizzato questa corrispondenza per inviare più email al direttore del centro di ricerca per conto dell’ambasciatore, cercando di ottenere da lui determinate informazioni. Tra le vittime c’è anche l’amministratore delegato di una delle principali società di sicurezza in Israele, le cui informazioni personali sono state violate.