di Shorsh Surme –
La follia dell’odio ha sempre parlato e parla le lingue di tutto il mondo. Non è chiaro a cosa porterà il conflitto di Israele a Gaza, ma è evidente che la prolungata occupazione del territorio costituisce una fase pericolosa che potrebbe comportare il perdurarsi di combattimenti, e le dichiarazioni di questi giorni dei leader israeliani suggeriscono l’intenzione israeliana di mantenere una presenza a lungo termine sulla Striscia.
Colui che ha fornito a questa o a quella parte le armi che hanno causato la morte di migliaia di persone è colui che vuole che la guerra continui, e ne è responsabile, come pure lo sono le maggiori potenze che sono rimaste immobili davanti alle immagini di bambini morti, famiglie dimezzate, case distrutte. Ad oggi i morti palestinesi sono oltre 38mila, schiacciati dalle macerie delle loro case colpite dalle bombe israeliane.
La speranza della fine rapida del conflitto continua ad infrangersi sui fallimenti della diplomazia, non ultima la quinta tournée del segretario di Stato Usa Anthony Blinken in diversi paesi arabi e in Israele, la quale si è conclusa nel più completo insuccesso.
Nel frattempo il governo israeliano continua a vantarsi della distruzione che ottiene con le armi fornite proprio dagli Usa, e permane l’intenzione di Benjamin Netanyahu di compiere un’offensiva su Rafah, dove sono stimate centinaia di migliaia di profughi. Il rischio è che addirittura il conflitto si allarghi, vista l’intenzione annunciata di muovere guerra ad Hezbollah, in Libano. Motivo per cui le “preoccupazioni” espresse da Blinken sulle intenzioni di Netanyahu suonano ormai come palesi bugie, lacrime di coccodrillo.