di Giuseppe Gagliano –
Il ministro delle Finanze di Israele, Bezalel Smotrich, ha annunciato che Israele terminerà l’accordo di libero scambio con la Turchia e introdurrà dazi del 100% su tutte le importazioni turche come risposta alla decisione di Recep Tayyip Erdogan di bloccare le esportazioni verso Israele a causa del conflitto in corso tra Israele e Hamas. Queste misure resteranno in vigore fino a quando Erdogan sarà in carica. Smotrich ha affermato che le azioni della Turchia violano gli accordi commerciali internazionali e che il rafforzamento della produzione interna e la diversificazione delle importazioni saranno prioritari per Israele. Il piano sarà presentato per l’approvazione del governo.
Questa mossa è una risposta diretta all’interruzione delle esportazioni turche verso Israele, decisa dal presidente Erdogan in seguito agli eventi bellici tra Israele e Hamas, che hanno peggiorato la situazione umanitaria nei territori palestinesi.
In termini geopolitici queste azioni segnalano un deterioramento significativo nelle relazioni bilaterali tra Israele e Turchia, che potrebbe avere ripercussioni più ampie. Prima di tutto l’introduzione di dazi pesanti può essere vista come un tentativo di Israele di esercitare pressione economica su Ankara per riconsiderare la sua posizione. Questo tipo di sanzioni economiche mira non solo a rispondere immediatamente alle azioni turche, ma anche a influenzare la politica interna turca, come suggerito dalle dichiarazioni di Smotrich sulla possibilità di un cambiamento nella leadership turca.
Allo stesso tempo questa situazione potrebbe spingere entrambi i paesi a cercare nuovi alleati commerciali e rafforzare le relazioni con altri partner regionali, alterando così gli equilibri di potere regionali. La tensione tra Israele e Turchia potrebbe anche catalizzare alleanze e opposizioni su basi ideologiche e strategiche, influenzando il tessuto più ampio della politica e della cooperazione internazionale nel Medio Oriente.
Infine questo episodio sottolinea la fragilità degli accordi commerciali in contesti di instabilità politica e bellica, mostrando come possano rapidamente trasformarsi da strumenti di cooperazione economica a leva geopolitica.