Israele. Usa preoccupati per gli attacchi ai palestinesi: pronti a rimodulare l’alleanza

di Giuseppe Gagliano

I rapporti tra Stati Uniti e Israele attraversano momenti di tensione da quando alcuni funzionari del governo di coalizione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu hanno tentato di boicottare i negoziati tra funzionari israeliani e palestinesi in Giordania. I negoziati, sponsorizzati dagli Stati Uniti, sono stati un tentativo di Washington di ridurre la violenza a spirale tra le fazioni palestinesi e i coloni israeliani nei territori occupati.
Per risolvere tali tensioni venerdì 3 marzo si è recato a Israele il presidente del Joint Chiefs of Staff, il generale Mark Milley.
Lo scopo ufficiale della visita del generale Milley era quello di discutere di “cooperazione di sicurezza” tra Israele e Stati Uniti. Il funzionario militare americano non ha fatto osservazioni pubbliche mentre era in Israele dove, secondo quanto riferito dalla stampa, ha incontrato il ministro della Difesa Yoav Gallant e il tenente generale Herzl Halevi, capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane.
Tuttavia per il media al-Monitor le osservazioni del generale Milley alle sue controparti israeliane erano “senza precedenti”. Il notiziario ha citato un anonimo alto funzionario della sicurezza israeliana secondo il quale il generale Milley avrebbe dato un ultimatum affermando “devi decidere da che parte stai”. Il funzionario militare americano avrebbe anche detto agli israeliani che “se vuoi continuare a parlare con noi, devi calmare i territori (palestinesi)”.
Il generale Milley si riferiva alle preoccupazioni di Washington secondo cui un certo numero di estremisti nel governo di coalizione israeliano, tra cui il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir e il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, si erano rifiutati di condannare una serie di pogrom armati notturni contro le comunità palestinesi da parte dei coloni ebrei. Il governo degli Stati Uniti ha chiarito nelle ultime settimane che non legittimerà elementi intransigenti nell’amministrazione Netanyahu, che considera pericolosi per la stabilità regionale.
I rapporti dei media statunitensi hanno avvertito nei giorni scorsi che Washington “potrebbe alla fine essere costretta a riconsiderare il ruolo di Israele come alleato principale“.
Un ex funzionario della sicurezza israeliano ha detto ad al-Monitor che “le agenzie di intelligence occidentali stanno iniziando a trovare scomodo condividere informazioni sensibili con Israele, sapendo che estremisti come Ben-Gvir e Smotrich sono nel gabinetto israeliano. E le capiamo”.
Anche Tamir Pardo, ex direttore del Mossad, l’agenzia di intelligence esterna israeliana, ha avvertito venerdì che Israele ha affrontato un pericolo “disastroso” e “senza precedenti”. Parlando sul canale 12 della tv israeliana, Pardo ha detto che il tentativo dell’amministrazione Netanyahu di soppiantare il sistema giudiziario israeliano e “trasformare il paese in una dittatura” è “il pericolo più esistenziale dall’indipendenza” di Israele nel 1948.