ITALIA. Richiamato l’ambasciatore dalla Siria, ‘UE ci segua’.

Ansa, 2 ago 11 –

L’Italia richiama l’ambasciatore a Damasco per dare un ”segnale chiaro” contro ”l’orribile repressione” del regime e chiede all’Europa di fare altrettanto. Da Bruxelles pero’ arriva la conferma che il capo della delegazione dei 27 restera’ a Damasco e l’indicazione che ”spettera’ ai singoli paesi” la decisione se far tornare in patria il loro rappresentante diplomatico. Intanto il consiglio di sicurezza dell’Onu dopo il nulla di fatto di ieri, continua a faticare a trovare un’intesa che, se non proprio una risoluzione, permetta almeno di giungere ad una condanna unanime dei 15. A lanciare all’Europa l’invito a dare un ”segnale forte” alla Siria e’ stato il Ministro degli Esteri Franco Frattini, annunciando la decisione di far rientrare a Roma l’ambasciatore Achille Ameri. E invitando l’Europa a seguirlo. Le ragioni le ha spiegate il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari: piu’ e’ compatta la ”massa critica” della comunita’ internazionale, ”piu’ forza ha”. Per questo la Farnesina dopo aver sollecitato una riunione del consiglio di sicurezza Onu, che oggi si e’ riunito per la seconda volta dopo il nulla di fatto di ieri e probabilmente andra’ avanti fino alla tarda notte italiana, e’ tornata ad augurarsi che, ”almeno al livello di condanna” ci sia ”unita’ di intenti” anche tra i 15. Per ora pero’ l’iniziativa di Roma non ha trovato seguito tra i 27. Bruxelles ha precisato che la decisione ”spetta ad ogni singolo paese”, mentre la Farnesina e’ tornata ad augurarsi che altri membri dell’Ue imitino l’Italia, che tra l’altro ha anche interrotto i programmi di cooperazione con Damasco. ”Spero che ci seguiranno, vedremo nei prossimi giorni”, ha detto Massari. Di certo l’Ue un segnale concreto l’ha dato con il pacchetto di sanzioni che entrano in vigore proprio oggi e colpiscono cinque uomini del regime di Assad, tra i quali il ministro della Difesa Ali Habib Mahmoud. Ma, per l’Italia, e’ l’intera comunita’ internazionale che deve far sentire la sua voce. Anche perche’ in Siria, lo hanno assicurato sia Roma che Parigi, un’opzione militare ”non e’ prevista”. Evitare un intervento militare, ha assicurato Massari, ”non impedisce alla comunita’ internazionale di esercitare una pressione per arrivare allo stop delle violenze”. Ma ci vuole unita’. Ed e’ proprio quello che sembra mancare all’interno del consiglio di sicurezza. A bloccare il via libera ad una risoluzione, che i paesi europei all’interno del Consiglio vorrebbero fortemente, sono Cina e Russia (Mosca ha chiaramente dichiarato di non volere una risoluzione che riproduca lo scenario libico), mentre il Brasile, altro paese scettico sulla linea dura degli occidentali, punta piuttosto ad una dichiarazione di condanna non vincolante del consiglio.