Kazakistan. A 28 anni dalla sua indipendenza il paese incomincia le riforme democratiche

di Alberto Galvi

Il Kazakistan pochi giorni fa ha compiuto 28 anni dalla sua indipendenza. Il paese è situato strategicamente nel cuore dell’Asia centrale, confina con la Russia, Cina, Kirghizistan, Uzbekistan e Turkmenistan. E’ considerato un paese senza sbocco sul mare, anche se confina nella parte a ovest con il Mar Caspio.
L’indipendenza del Kazakistan fu riconosciuta il 16 dicembre 1991 e approvata successivamente alla legge costituzionale, facendolo diventare l’ultimo degli Stati ex sovietici a dichiarare la propria sovranità. A livello etnico il paese è costituito per i suoi 2/3 dai kazaki e per meno di 1/4 è composta da russi e il resto da diverse altre minoranze. La religione prevalente è quella islamica, tornata in auge dopo la scomparsa dell’impero sovietico.
Successivamente il paese ha aderito alle organizzazioni internazionali più influenti come l’UN (United Nations), l’OECD (Organization for Economic Co-operation and Development), lo SCO (Shanghai Cooperation Organisation) e l’OIC (Organisation of Islamic Cooperation).
Il Kazakistan sta cecando con il nuovo governo eletto lo scorso luglio di attuare quelle riforme politiche necessarie allo sviluppo economico del paese. All’inizio di quest’anno il vecchio leader Nursultan Nazarbayev del NOP (Nur Otan Party) si era dimesso inaspettatamente dopo 30 anni di governo, anche se mantiene un ruolo centrale con la presidenza del Consiglio di sicurezza nazionale. Al suo posto è stato eletto il suo compagno di partito il presidente del Senato Kassym-Jomart Tokayev con il 71% dei voti, la cui figlia Dariga gli è succeduta nella sua precedente carica.
La prima misura varata da Tokayev per coinvolgere le forze emergenti della società sulla necessità di nuove riforme è stata quella di istituire una Commissione sulla fiducia pubblica, composta da 44 membri di cui solo 3 appartenenti al governo.
I leader del principale partito di opposizione il NSDP (National Social Democratic Party), non sono stati ancora inclusi nella Commissione, né i rappresentanti di altri piccoli partiti, per affrontare e discutere alcune delle più importanti questioni del paese. Gli altri principali partiti di opposizione sono: Ak Zhol, Birlik, CPP (Communist People’s Party), Auyl e Ult Tagdyry.
Il Kazakistan deve ora costruire un’opposizione parlamentare che dia la capacità dell’alternanza al sistema politico. Una chiave del successo di Tokayev sarà proprio la sua volontà e capacità di attrarre nuovi leader come Amirzhan Kosanov, che alle scorse elezioni ha ottenuto il 16% dei voti.
L’economia kazaka si regge su importanti investimenti nel settore petrolifero, che hanno portato a una rapida crescita economica il paese facendo diminuire le enormi disuguaglianze sociali tra la popolazione, così come era negli anni Novanta. Il vecchio leader Nursultan Nazarbayev incentrava l’economia kazaka sul fondo sovrano del paese per finanziare progetti in diversi settori. Al contrario Tokayev, promuove gli investimenti esteri ed espande il volume dei prestiti bancari per salvare le inefficienti imprese statali.
La svolta verso un pluralismo politico serve molto anche all’economia del paese come nel caso del settore agricolo. Il Kazakistan è un importante fornitore di cereali, bestiame e semi soprattutto verso la Cina, ma per attirare gli investimenti stranieri serve anche che i governatori locali chiamati akims abbiano maggiori funzioni sul proprio territorio. Tokayev si oppone ad una burocrazia inefficace e corrotta, in particolare a quella dei governatori provinciali e del loro personale amministrativo.
Con il nuovo disegno di legge Tokayev definirà chiaramente tutte le tipologie di manifestazioni pubbliche ammesse, determinerà la competenza degli organi esecutivi locali e i loro diritti e doveri. Dall’altra parte il nuovo presidente proporrà di inasprire le pene per la violenza sessuale, la droga, il traffico di esseri umani e la violenza domestica contro le donne.
Sempre a livello economico il Kazakistan è un forte sostenitore dell’iniziativa cinese BRI (Belt and Road Initiative), un enorme piano infrastrutturale che coinvolge circa 60 paesi tra Europa Asia e Africa nella costruzione di strade, ferrovie, aeroporti, porti, e ponti, creando preoccupazioni ai partner europei e agli Stati Uniti per l’avvicinamento del governo kazako alla Cina.
L’Unione Europea è il principale partner commerciale del Kazakistan attraverso l’EPCA (Enhanced Partnership and Cooperation Agreement), un accordo stipulato nel 2015 di partenariato e cooperazione con il paese centroasiatico.
Anche l’Italia ha stipulato fin dal 1992 importanti accordi con il governo kazako grazie all’Eni, con le sue attività nel settore Upstream, con l’estrazione nei giacimenti Kashagan e Karachaganak. Il governo kazako e le aziende KazMunayGas ed Eni hanno firmato lo scorso luglio un accordo per l’esplorazione e la produzione di idrocarburi nell’ambito di operazioni congiunte nell’area offshore di Abay, nella parte kazaka del Mar Caspio.
L’avvicinamento degli Stati Uniti e dell’Unione Europea serve a Tokayev per bilanciare il ruolo della Russia e della Cina nelle vicende interne kazake. A livello politico con l’arrivo del nuovo presidente si dovrebbe aprire un nuovo periodo di riforme aiutato dall’emergere delle nuove generazioni sempre più propense alla democrazia e alla libertà di espressione.