di Giuseppe Gagliano –
Il presidente del Kenya, William Ruto, ha recentemente effettuato un significativo riassetto dei vertici della sicurezza nazionale in risposta alle diffuse proteste antigovernative che hanno colpito il paese a partire da giugno. Queste proteste, scatenate dall’aumento del costo della vita e dalle accuse di corruzione, hanno messo sotto pressione il governo di Ruto, spingendolo a prendere provvedimenti drastici per ristabilire l’ordine e rafforzare la sua posizione.
Ruto ha incontrato alti ufficiali dell’esercito e ha proceduto a una serie di nomine strategiche all’interno delle forze di sicurezza, mosse che appaiono mirate a consolidare la sua autorità e a garantire la lealtà delle istituzioni militari. Tra le figure chiave coinvolte nel rimpasto ci sono nuovi comandanti militari e responsabili dei servizi di intelligence, con l’obiettivo di migliorare la risposta del governo alle minacce interne e potenziali destabilizzazioni.
Questo riassetto segue anche la morte del capo delle forze armate del Kenya, un evento che ha ulteriormente complicato il panorama della sicurezza e ha scatenato una battaglia per la successione tra le fazioni militari. La decisione di Ruto di rafforzare la sicurezza nazionale attraverso nuove nomine sembra anche riflettere una strategia di lungo periodo per affrontare le sfide nella regione della Rift Valley, una zona frequentemente soggetta a conflitti etnici e tensioni politiche. La posizione di Ruto è resa ancora più complessa dalle delicate relazioni con i vicini, come dimostra la questione irrisolta della riapertura del confine tra Kenya e Somalia, sospesa a causa di problemi di sicurezza persistenti. In un contesto regionale e interno così instabile, le mosse di Ruto segnalano la sua intenzione di esercitare un controllo più stretto sulle forze armate e di prevenire qualsiasi tentativo di sfidare la sua autorità, mentre cerca di placare l’opposizione e di mantenere la stabilità nel paese. Tuttavia, queste azioni potrebbero anche alimentare ulteriori critiche e tensioni, poiché i cambiamenti nei vertici della sicurezza potrebbero essere percepiti come un tentativo di politicizzare l’esercito e consolidare il potere personale di Ruto, piuttosto che rispondere alle genuine preoccupazioni di sicurezza della popolazione.