La Cina e il suo ruolo in Estremo Oriente

di Francesco Cirillo

CinaLa Cina ancora oggi rimane il paese che preoccupa maggiormente i vertici militari sia del Pentagono sia del Giappone.
Negli Ultimi anni i vertici militari cinesi hanno intrapreso una campagna di modernizzazione e di rafforzamento della flotta militare, consci però che sarà impossibile confrontarsi solamente con la flotta .
Pechino ha iniziato a militarizzare le proprie isole disabitate presenti nel Mar cinese Meridionale, trasformandole in basi in cui sarà possibile ormeggiare la flotta e utilizzarle come piste aeree da dove lanciare eventuali attacchi verso le postazioni americane e giapponesi.
Pechino però non punta solamente ad avere un ruolo militare ma anche economico sia in Asia orientale sia in Asia centrale.
L’Uzbekistan e il Kazakistan sono solamente due dei successi diplomatici della Cina di Xi Jinping, che cerca di avere sbocchi economici e diplomatici nei paesi dell’Asia Centrale.
L’Uzbekistan dell’omai ex presidente Karimov (è deceduto il 2 settembre) ha aperto alla collaborazione commerciale con Pechino e nel 2012 la Cina è divenuta il primo partner per le esportazioni uzbeke, segnalando la volontà di Taskent di differenziare le proprie opzioni per non risultare eccessivamente dipendente da Mosca. La visita del presidente cinese Xi Jinping nel settembre 2013 ha rappresentato una chiara testimonianza della volontà dei due paesi di stringere più strette relazioni economiche, a scapito della Russia.
Nel 2014 l’asse Mosca-Pechino si è rafforzato come conseguenza delle sanzioni europee inflitte alla Russia quale risposta all’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa; nel maggio del 2014 Gazprom e CNPC hanno firmato un accordo da 400 miliardi di dollari.
La cooperazione tra Cina e Russia non è solo militare (esercitazioni congiunte nel Mar cinese Orientale), ma anche economico.
Nel maggio dello stesso anno è stato siglato un accordo da 400 miliardi di dollari tra Gazprom e Cnpc (China National Petroleum Corporation) che rappresenta il vero punto di svolta di una Cina, che è determinata a diversificare l’approvvigionamento energetico puntando sul gas russo rispetto all’inquinante carbone che ancora rappresenta i due terzi della produzione energetica cinese, impegnandosi ad acquistare con clausola “take or pay” 1000 Gcm di gas naturale entro il 2048 attraverso “Power of Siberia”, un nuovo gasdotto che passerà proprio per il suddetto confine, escludendo onerosi transiti presso stati terzi. A seguito della crisi ucraina, la Russia punta sulla crescente domanda energetica cinese per diversificare le proprie rotte energetiche e ottenere maggiori garanzie in una delicata fase di apparente stagnazione. L’intesa sul fronte energetico ha subito un’accelerazione determinante negli ultimi anni, con l’inaugurazione dell’oleodotto Espo (2011), che trasporta in Cina 300 mila barili di petrolio russo al giorno, l’accordo decennale (2013) che impegna Rosneft a fornire al mercato cinese 100 Mt di petrolio, e l’acquisto del 20% del progetto Novatek per Lng a Yamal da parte della compagnia cinese Cnpc (China National Petroleum Corporation, 2014).
Grazie a questo la Cina punta a creare la nuova via della Seta. Cina isola artificiale grandeIl Pakistan rappresenta un partner d’eccezione per la Cina, che ha destinato 46 miliardi di dollari per la costruzione del Corridoio economico Cina-Pakistan (Cecp). Il Corridoio, che unisce il porto di Gwadat in Pakistan con la provincia cinese dello Xinjiang, consegnerebbe a Pechino una via alternativa allo stretto di Malacca per i propri commerci. La Cina è anche il primo partner per le importazioni pachistane, seguito da Emirati Arabi Uniti (Uae), Arabia Saudita e Kuwait, dai quali il Pakistan compra petrolio. Pechino è invece il secondo partner di Islamabad per quanto concerne le esportazioni, preceduta dagli Usa e seguita dall’Afghanistan.
Per la Cina rappresenta una sfida anche la protezione dei suoi cittadini e delle sua aziende. Nel 2011, durante la guerra civile scoppiata in Libia, venne effettuata l’evacuazione di cittadini cinesi presenti in nordafricano per conto della CNPC dimostrando per la prima volta di effettuare un’operazione di soccorso e di protezione per i suoi cittadini che lavorano al di fuori della Cina.
Pechino però capisce che il Mar cinese Orientale e Meridionale è la prima linea di difesa contro la potenza militare americana e ha iniziato dal 2013 in poi ha potenziare la flotta militare e a trasformare in basi militari isole sperdute nel Mar Cinese Meridionale.
Le isole presenti però, sono oggetto di rivendicazioni da parte del Vietnam, delle Filippine, di Taiwan e della stessa Repubblica Popolare Cinese; nel Mar Cinese Meridionale sono situate enormi quantità di giacimenti di idrocarburi (gas e petrolio) che la Cina vuole sfruttare per mantenere stabile crescita economica.
Un’altro fattore è l’inserimento di Pechino nei paesi africani.
Gli investimenti cinesi sono diventati fondamentali per i paesi del continente nero e Pechino ha già ottime basi.
Il primo paese di cui ha beneficiato degli investimenti è stata l’Angola, che grazie agli accordi che ha concluso con il paese dell’Africa sud-occidentale per lo sfruttamento delle sue risorse energetiche, ha iniziato a inviare operai in grandi quantità; in cambio l’Angola ha beneficiato della costruzione di infrastrutture (ad esempio gli stadi della Coppa d’Africa di calcio) e ricevuto ingenti quantità di denaro che hanno determinato il più alto tasso di crescita fra i paesi africani degli ultimi anni. La Cina ha intenzione di costruire una ferrovia transcontinentale che collegherà i giacimenti angolani con le coste africane dell’Oceano Indiano. Significativa è la trasformazione urbanistica della capitale Luanda. Nel 2009, grazie agli investimenti cinesi, sono stati creati in Angola 330mila nuovi posti di lavoro. La povertà in Angola è scesa dal 63% del 2002 al 38% del 2009.
La campagna d’africa di Pechino non si limita alla sola Angola ma anche al Sudan, che mantiene da 20 anni accordi commerciali con il paese africano per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi nel paese dando una forte spinta all’economia di Khartoum.
Oltre al Sudan, Pechino ha firmato accordi per lo sfruttamento di giacimenti di idrocarburi in Ciad, Mauritania e Guinea Equatoriale, che dopo la scoperta di vasti giacimenti di petrolio, il più importante dei quali si trova a poche miglia dalla baia di Malabo, ha cambiato totalmente l’economia del Paese a partire dal 1994. Nel 2004 la Guinea Equatoriale è il terzo produttore dell’Africa sub-sahariana, dopo la Nigeria e l’Angola, con oltre 360mila barili estratti al giorno.
Oltre a importanti investimenti economici la Cina ha da poco annunciato l’apertura di una base militare in Gibuti, paese del Corno d’africa che ospita anche l’unica base americana del continente africano.
La base cinese, secondo fonti militari, servirà per dare supporto alle operazioni anti-pirateria eseguite nel tratto di mare al largo della Somalia.
La Cina, grazie agli investimenti, sta attuando una politica di militarizzazione delle isole del Mar Cinese Meridionale .
Le isole Spratly sono ricche di giacimenti petroliferi e sono rivendicate da Taiwan, Vietnam, Filippine, Malesia e dalla stessa Repubblica Popolare, che ha occupato militarmente l’area creando vere e proprie isole artificiali.
Secondo le rilevazioni dei satelliti della DigitalGlobe e pubblicate sulla pagina web della Asia Maritime Transparency Initiative del Center for Strategic and International Studies di Washington, a giugno del 2015 la Cina aveva praticamente ultimato una pista d’atterraggio da 3 km costruita sull’isola artificiale, a sua volta creata dal nulla con sabbia, cemento e ferro dagli stessi cinesi sulla barriera corallina conosciuta come Fiery Cross Reef. L’azione ha suscitato le proteste degli Usa e di tutti i paesi che avanzano pretese sull’area. Nell’ottobre 2015 l’amministrazione Usa ha deciso di far effettuare alla Marina statunitense una serie di pattugliamenti ravvicinati agli isolotti artificiali cinesi al limite delle 12 miglia nautiche. Una decisione che rappresenta un vero guanto di sfida nei confronti della Cina.
La Cina sa che non può competere con le portaerei americane e ha iniziato a creare isolotti artificiali da utilizzare come basi navali per la flotta e basi aeree da dove far partire i bombardieri per colpire le basi navali americane posizionate a Guam e a Okinawa.
Altro punto di frattura solo le isole Senkaku.
Le isole sono rivendicate sia dalla Cina sia dal Giappone ma sono sotto amministrazione nipponica che però non può sfruttarne le risorse .
La Cina ha inserito le isole nella sua zona di difesa aerea facendo scattare proteste sia da Tokyo sia da Washington. Quest’ultimi hanno fatto sorvolare sopra le isole due bombardieri B52 facendo alzare la tensione tra Pechino e Washington .
La Cina negli ultimi tre anni ha aumentato le sue vie di investimento aprendosi anche al mercato africano; ha raggiunto accordi commerciali con i paesi dell’Asia centrale, il Pakistan e la Russia ; infine ha potenziato il suo apparato militare per avere in futuro un ruolo internazionale e allargare le sue operazioni di supporto logistico in altre zone del globo.
Tenendo sempre l’occhio su un futuro, eventuale, scontro militare con gli Stati Uniti d’America.