La corsa allo spazio

di Giuseppe Gagliano

Che cosa nasconde la nuova corsa allo spazio? Una nuova forma di colonialismo alla ricerca di materie considerate strategiche per salvaguardare la propria egemonia a livello economico e militare? La domanda, alla luce della storia, è certamente pleonastica. Questa nuova forma di colonizzazione spaziale in primo luogo non sarà volta soltanto a creare future infrastrutture civili e militari, bensì avrà anche come scopo la possibilità di accedere a risorse considerate strategiche che ormai sul nostro pianeta incominciano a scarseggiare.
In secondo luogo riuscire a colonizzare nuovi pianeti e satelliti, come la Luna e Marte, contribuisce a rafforzare la leadership di alcune nazioni come la Cina, gli Usa e la Russia, a livello tecnologico e quindi la propria influenza a livello geopolitico.
Per quanto riguarda la Cina non c’è dubbio che essa sia alla ricerca di fonti alternative a quelle della Terra come per esempio quelle sulla Luna, dove vi sono ricchissime miniere di alluminio, titanio, neon, ferro, silicio, magnesio, carbonio e azoto. Non possiamo escludere la possibilità che a medio lungo termine sia possibile persino ottenere dell’acqua partendo dagli elementi presenti all’interno della Luna. Tuttavia l’aspetto più interessante del suolo lunare, soprattutto lo strato superiore del suolo, è la presenza di quantità di elio-3, che può essere agevolmente estratto. Questo isotopo non radioattivo, presente in modestissime quantità sul suolo terrestre, potrebbe costituire la fonte principale per la produzione energetica grazie alla fusione nucleare. Infatti, secondo le stime fatte dai geologi e dai fisici americani, sarebbe possibile accedere a circa 5 t di elio-3 lunare che, nonostante sembri una quantità assolutamente irrilevante, in realtà da questa quantità sarebbe possibile estrarre circa 50mila volte l’energia elettrica che si consuma oggi a livello globale.
Per quanto riguarda invece Marte, la presenza sulla superficie di questo pianeta di almeno 3 milioni di metri cubi di ghiaccio purissimo e il fatto che a livello geomorfologico abbia caratteristiche molto simili a quelle terrestri potrebbe rappresentare il luogo ideale per realizzare futuri insediamenti permanenti che da un lato diminuirebbero la pressione demografica e dall’altro lato potrebbero permettere di creare vere e proprie infrastrutture militari per dare avvio a una nuova forma di colonialismo.
Gli Stati Uniti non solo devono salvaguardare il loro predominio internazionale, ma devono anche tutelare le proprie posizioni in campo commerciale e militare nell’ambito spaziale prevenendo eventuali attacchi e consolidando la loro proiezione di potenza attraverso lo sviluppo di una superiorità militare. Al di là delle differenze di ordine strettamente giuridico tra lo spazio e il mare, è difficile negare che gli Stati Uniti siano persuasi di porre in essere, attraverso il dominio militare dello spazio, una sorta di egemonia globale analoga a quella che conseguì l’Inghilterra sugli oceani anche grazie alla Guerra dei sette anni e al Trattato di Parigi del 1763: così come l’Inghilterra volle tutelare i propri interessi commerciali, e cioè quelli relativi alla Compagnia delle Indie con Robert Clive attraverso una proiezione di potenza militare sul piano navale, allo stesso modo gli Usa, allo scopo di tutelare i loro rilevanti interessi commerciali, ritengono necessario istituire una sorta di ombrello militare. Proprio in questa ottica deve essere letta la recente iniziativa di porre in essere nuovo centro Nato nella base aerea di Ramstein. La realizzazione di un nuovo centro di comando spaziale in Germania nasce infatti con lo scopo di contrastare le minacce alle infrastrutture satellitari, come sottolineato dal segretario generale della Nato.
Non a caso il segretario generale della Nato ha posto l’enfasi sulla creazione da parte della Russia e della Cina di sistemi antisatellite che potrebbero interdire ai satelliti americani di proseguire la loro ordinaria attività sia in ambito civile che in ambito militare.
Qual è l’importanza, dal punto di vista strettamente geopolitico, di questa nuova infrastruttura nel contesto delle telecomunicazioni? Da un un lato ancora una volta viene provata l’importanza della Germania nel contesto della Nato, ma dall’altro lato è un modo anche per sottrarre autonomia politico-militare non tanto e non solo alla Germania ma soprattutto all’Europa nel suo insieme.
Proprio nell’ottica di competere con gli Stati Uniti e di ridimensionarne il ruolo anche nello spazio non appare del tutto inverosimile la possibilità che Cina e India si alleino creando una partnership asiatica.L’esplorazione congiunta della Luna da parte dell’India e della Cina potrebbe contribuire a superare le divisioni tra le due potenze asiatiche e potrebbe essere in grado di contrastare il dominio spaziale degli Stati Uniti. Infatti alla luce della seconda missione lunare dell’India, Chandrayaan-2, che è decollata a luglio del 2019 dalla stazione spaziale di Sriharikota, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chungying ha annunciato che Pechino sarebbe pronta a lavorare con l’India e altri paesi per esplorare lo spazio. Anche la Cina, con la missione Chang Chang-4, ha raggiunto con successo l’estremità della Luna a gennaio. Proprio per questo Chungying ritiene che un lavoro congiunto promuoverebbe una missione condivisa dell’umanità volta a conoscere meglio la Luna. In tal modo la condivisione della tecnologia e la cooperazione nello spazio potrebbero servire sia per contrastare i piani statunitensi di dominio nello spazio sia per anticipare gli Usa, che intendono tornare sulla Luna allo scopo di stabilirvi una base.
Se le competizioni geopolitiche sono destinate gradualmente a spostarsi dal mare allo spazio, l’uso della tecnologia come strumento di competizione e di supremazia militare ed economica rimane una costante della storia, come rimane una costante della storia la costruzione di porti o basi (navali e/o spaziali) che consentano e facilitino insieme la proiezione di potenza di una nazione.