La crisi in Venezuela e il pusillanime governo italiano

La crisi economica, politica e sociale in cui versa il Venezuela ha avuto una svolta nell’ultimo mese e sembra che sia prossima la fine del ventennale regime chavista.

di Gualtier Maldè –

CARACAS. Chi ha a cuore la democrazia e le sorti di quel paese, nel quale risiedono più di centomila nostri connazionali e milioni di discendenti di italiani, non può che parteggiare per il giovane e coraggioso presidente dell’Assemblea nazionale, Juan Guaidò, che ha assunto l’incarico di presidente in quanto la stessa Assemblea nazionale ha delegittimato la fraudolenta elezione di Maduro e non ne riconosce più l’autorità.
L’esperimento del cosiddetto “socialismo del secolo XXI” ha potuto reggersi per vent’anni solo grazie al carisma di Hugo Chavez da un lato e all’elevato prezzo del petrolio dall’altro. Venuti a mancare sia l’uno che l’altro, era inevitabile che le conseguenze della sciagurata politica statalista, che osteggia l’iniziativa privata, che perseguita i dissidenti e che ha ridotto drasticamente ogni libertà, producessero i loro amari frutti e portassero il paese al disastro economico e letteralmente alla fame.
Oggi il popolo venezuelano per mangiare dipende dai pacchi Clap venduti dal governo a prezzo politico. I venezuelani, alcuni senza rendersene conto, sia la maggioranza obbligata sia gli altri consenzienti, sono stati ridotti a una nuova forma di schiavitù. Lo Stato decide per loro cosa mettere nel pacco e che prezzo farlo pagare. E per il governo l’interesse principale è quello politico, perché i Clap sono un ferreo strumento di controllo sociale. Non mi voti? Non ti alimento. In alternativa si trovano altri prodotti da comprare, ma sono accessibili solo a coloro che dispongono di dollari, perché con uno stipendio mensile in valuta locale si può comprare unicamente un pollo o un chilo di formaggio, nient’altro! Si aggiunga che mancano le medicine, il servizio di acqua potabile viene erogato poche ore alla settimana, quello dell’energia elettrica soffre per continue interruzioni, gli ospedali sono carenti di ogni cosa, molti degli autobus dei servizi pubblici sono inservibili e vengono sostituiti da camion, che caricano i passeggeri sul cassone all’aperto. La corruzione e la delinquenza dilagano. Sono cose che sembrano inenarrabili, ma che sono drammaticamente reali. E chi le nega, o è un perfetto ignorante, o è in totale mala fede.
Nei prossimi giorni e settimane gli avvenimenti in Venezuela determineranno il futuro di quel paese e dobbiamo augurare che possano svolgersi senza ulteriori spargimenti di sangue, perché di sangue purtroppo ne è già corso troppo. Dalle centinaia di morti e dimenticati più di vent’anni fa nei due tentativi di Chavez di colpo di stato, fino ai molti assassinati ancora oggi tra i manifestanti, spesso giovani studenti, colpiti dalle forze di polizia e dalle bande armate del regime, che sparano ad altezza d’uomo. Ucciderne uno per educarne cento. Ucciderne mille, per tener soggiogato un popolo.
In questo frangente, appare disgustosa e inaccettabile la posizione del governo italiano, che non ha voluto prendere posizione tra Guaidò e Maduro e pilatescamente vuole lavarsene le mani. Con questo l’Italia sta facendo una pessima figura tra le nazioni democratiche, dato che Guaidò ha ricevuto il riconoscimento della stragrande maggioranza dei governi dei paesi americani ed europei. Questo contrasta anche con la posizione della comunità italiana in Venezuela, che si è chiaramente manifestata a favore di Guaidò e per il ripristino della democrazia, dopo che per vent’anni aveva dovuto soggiacere in silenzio, dato che il regime era riuscito, almeno fino allo scorso anno, a mantenere una parvenza formale di governo democratico.
La maggioranza venezuelana merita l’appoggio dell’Italia. Non lasciamoci ingannare dalle contrapposte manifestazioni di piazza di questi giorni, del governo e dell’opposizione, che potrebbero sembrare equivalenti. I manifestanti oppositori al regime sono stati centinaia di migliaia in ogni città del Venezuela. Quindi sono stati milioni. Il governo ha potuto convocare solo alcune migliaia di manifestanti a Caracas, la metà dei quali erano militari a cui era stato ordinato di manifestare. Tutte le inchieste attendibili dimostrano che i seguaci del chavismo ormai non superano il 15% della popolazione.
In Italia, anche in questa circostanza, la presenza dei Cinque Stelle al governo si sta dimostrando pernicosa e rivela la sua natura di movimento estremista e comunistoide, che simpatizza per un regime totalitario e fa mancare il riconoscimento e l’appoggio a chi in Venezuela, tra mille difficoltà e sofferenze, sta lottando per il ripristino della democrazia.
Il grande maestro del liberalismo Frederich August von Hayek, già settat’anni fa, avvertiva che con la pianificazione e il controllo economico la società è destinata al fallimento, all’inevitabile fine delle libertà e all’instaurazione della dittatura.
Come Hayek ammoniva, il chavismo ha dimostrato ancora una volta che implementando uno statalismo dirigista si aboliscono la libertà, la proprietà privata, l’indipendenza della giustizia, si causano corruzione e inefficienza produttiva, e si instaura il dispotismo.
Hayek ebbe la fortuna di vivere fino a veder crollare l’impero comunista dell’Urss e, nell’ultima prefazione del suo ammirevole libro “La via della schiavitù”, scriveva che “La disfatta del socialismo ha soltanto consentito, a coloro che si danno la pena di preservare la libertà, un attimo di respiro per riesaminare le nostre ambizioni e fare a meno di tutti quegli aspetti dell’eredità socialista che costituiscono un pericolo per una società libera”.