di Giuseppe Gagliano –
In un mondo ideale, la giustizia internazionale dovrebbe essere una bussola morale, una legge uguale per tutti. Ma siamo nel mondo reale, quello dove il diritto internazionale è un’arma da brandire contro i nemici e da nascondere sotto il tappeto quando tocca agli amici. E così, mentre gli Stati Uniti applaudono i mandati d’arresto della Cpi contro Vladimir Putin e altri funzionari russi per i crimini di guerra in Ucraina, la stessa Corte diventa improvvisamente “illegittima” e “priva di giurisdizione” quando punta il dito su Israele. La ragione? Israele è un alleato strategico degli USA in Medio Oriente. Tradotto: i crimini di guerra valgono solo se sei dalla parte sbagliata della storia, cioè non sotto l’ombrello americano.
La dichiarazione della Casa Bianca, per bocca di Karine Jean-Pierre, è un capolavoro di ipocrisia diplomatica. “Non c’è giurisdizione” e, soprattutto, “non ci sono prove” contro Israele e Hamas, ha detto la portavoce. Davvero? Le immagini di Gaza ridotta a macerie, i morti civili, i bambini senza futuro, tutto questo non basta? Ah, ma certo: quando c’è di mezzo Israele, improvvisamente non è genocidio, non è crimine di guerra, è solo “autodifesa”. E la Cpi, lo stesso tribunale che è stato glorificato per i mandati contro Putin, diventa un’entità che “commette errori procedurali”. Curioso come l’amministrazione Biden sia così zelante nel proteggere Israele, ma altrettanto rapida nel puntare il dito contro Russia, Iran o altri nemici di comodo.
E poi c’è l’Olanda, che pure non è immune da contraddizioni. Da un lato, si presenta come baluardo dei diritti umani e sede della Cpi, dall’altro continua a vendere armi a Israele, nonostante le violazioni del diritto internazionale siano sotto gli occhi di tutti. Non lo dicono solo le ONG pro-palestinesi, che hanno portato il caso in tribunale, ma lo ammette persino il giudice Sonja Hoekstra: “La gravità della situazione a Gaza non è contestata dallo Stato olandese”. E allora perché continuare a fornire armi che potrebbero alimentare quel massacro? La risposta è semplice: soldi e politica. Perché quando si tratta di scegliere tra i principi e i profitti, i governi europei, e non solo, preferiscono sempre la seconda opzione.
Le ONG accusano l’Olanda di violare la Convenzione sul Genocidio del 1948, secondo cui ogni Stato ha l’obbligo di prevenire e punire atti di genocidio. Ma per il governo olandese, evidentemente, esportare armi verso un Paese che bombarda civili non configura una violazione. Certo, il tutto viene mascherato dietro “rigorosi controlli sulle licenze di esportazione”. Ma quali controlli possono giustificare il fatto che le armi fornite dall’Olanda possano essere usate per perpetrare crimini contro l’umanità?
La verità, scomoda ma ineludibile, è che la giustizia internazionale è un teatro dove le grandi potenze scrivono il copione a loro piacimento. Gli Stati Uniti, che non sono nemmeno membri della Cpi, pretendono di decidere cosa è lecito e cosa non lo è. L’Europa nel frattempo si dimostra sempre più incapace di mantenere una posizione coerente, oscillando tra la retorica dei diritti umani e la realpolitik più cinica.
E le vittime? Loro non interessano a nessuno. Non interessano i bambini di Gaza, né le famiglie palestinesi rimaste senza casa, né i cittadini israeliani intrappolati in un conflitto senza fine. Perché in fondo, per chi comanda, le vite umane non sono altro che pedine in un gioco geopolitico.
Questa vicenda dimostra una volta di più che il diritto internazionale, così com’è, è uno strumento zoppo e manipolabile. Fino a quando continueremo a tollerare che la giustizia sia subordinata agli interessi dei potenti, non ci sarà mai pace né giustizia. Ma forse è proprio questo il punto: in un mondo dove contano solo gli equilibri di potere, la giustizia vera è il primo lusso che siamo pronti a sacrificare.