La paura degli esperti: una “Pearl Harbor” cibernetica entro il 2025

di Luca Tolu –

cyber_securitySecondo gli analisti dell’Istituto Pew Research Center, entro il 2025 potrebbe verificarsi un attacco cyber terroristico di portata tale da causare la perdita di vite umane e miliardi di dollari di danni. Questa è l’opinione della maggioranza degli esperti intervistati in uno studio[1] preparato insieme all’American Life Project.
In caso di attacco gli esiti sarebbero catastrofici. Il cyber terrorismo si costituisce, infatti, come uno strumento capace di creare disordine e distruzione nei confronti di target sensibili come il settore creditizio, le infrastrutture militari, le installazioni civili energetiche e i sistemi di controllo di servizi di pubblica utilità. Secondo la definizione del Federal Bureau of Investigation[2], il cyber terrorismo è un “premeditato attacco a sfondo politico, da parte di gruppi sub-nazionali o agenti clandestini, contro i mezzi di informazione, sistemi, dati e programmi informatizzati che si traduce in violenza contro obiettivi non combattenti”.
La storia recente ci ha consegnato alcuni casi di cyber attacchi. Il più noto è quello subito dall’Estonia che nella primavera del 2007, a seguito di uno scontro diplomatico che aveva ad oggetto la rimozione di un monumento all’armata rossa, fu sopraffatta da una potente offensiva[3] – secondo Tallin di origine russa – che neutralizzò la connettività internet per tre settimane. Furono colpiti i siti del parlamento e della presidenza, quasi tutti i ministeri, le banche, le televisioni, i giornali, le reti di telefonia mobile e i servizi di banking on-line. Un altro famoso episodio, sempre di probabile paternità dei servizi di Mosca, è stato quello che nell’anno successivo ha colpito la Georgia che, dopo l’aggressione subita per ottenere il controllo dell’Ossezia del Sud, ha dovuto affrontare una rappresaglia cibernetica che mise fuori uso per settimane il sito del Premier e del Governo.
Altri casi sono, invece, più recenti. Nel mese di maggio, cinque funzionari militari cinesi furono incriminati in Pennsylvania per pirateria informatica e spionaggio. Nel mese di ottobre, hacker russi sono stati scoperti a sfruttare una falla in Microsoft Windows per spiare la NATO, il governo ucraino, e le imprese occidentali. Sempre quest’anno, hacker cinesi hanno tentato di forzare le protezioni del sistema iCloud della Apple per rubare le password degli utenti e spiare le loro attività di conto.
Tutti episodi che rendono ancora più verosimili i timori degli esperti che rispolverano il vecchio fantasma di una Pearl Harbor cibernetica, concetto recentemente accreditato all’ex Segretario alla Difesa Leon Panetta, ma che ha origini lontane nell’audizione al Congresso dell’esperto di sicurezza Winn Schwartau nel 1991.
Tuttavia, come riportato da Defense One[4], ciò che è cambiato dagli anni novanta ad oggi è la potenziale fonte di questi attacchi. Mentre in passato gli Stati Uniti erano soliti a preoccuparsi di Russia e Cina, oggi si teme anche Iran, la Corea del Nord, e in futuro Hezbollah e Anonymous.
Proprio per fare fronte a queste insidie, negli ultimi anni l’Occidente si è dotato di maggiori protocolli di sicurezza e di vere e proprie task force. Negli Stati Uniti il Dipartimento della Difesa, attraverso lo United States Strategic Command (USSTRATCOM), ha creato una sotto unità, la Joint Task Force-Global Network Operations (Gno), poi incorporata il 7 Settembre del 2010 nello United States Cyber Command (USCYBERCOM)[5]. Nel 2008 la NATO ha aperto a Tallinn un centro di eccellenza sulla cyber defense[6] mentre Israele ha istituito una National Defense Internet Taskforce[7], con il compito di difendere le reti infrastrutturali vitali contro attacchi terroristici cibernetici e starebbe addirittura studiando la creazione di una sorta di Iron Dome Digitale[8], uno scudo che, sulla falsariga della nota versione anti missile, potrà proteggere anche sul campo informatico.
Se sul fronte operativo sono numerose le iniziative, quello che manca agli Stati Uniti e ai propri alleati è una politica di deterrenza. Negli ultimi anni Cina e Russia hanno più volte messo in atto cyber operazioni contro target occidentali, ma poco è stato fatto per far “pesare” a livello economico, politico e diplomatico tali attacchi.

 

[1] http://www.pewinternet.org/2014/10/29/cyber-attacks-likely-to-increase/

[2] http://books.google.it/books?id=tFmxVnDhBRQC&pg=PA119&lpg=PA119&dq=federal+bureau+of+investigation+cyber+terrorism+politically+motivated+attack+against+information&source=bl&ots=2E4JlsccS5&sig=Lv8ADXqd3vzuPOswbEp98mhfGAM&hl=it&sa=X&ei=PfBaUpOlB5Db4QShgoH4B#v=onepage&q=federal%20bureau%20of%20investigation%20cyber%20terrorism%20politically%20motivated%20attack%20against%20information&f=false

[3]http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2007/05_Maggio/18/mosca.shtml

[4]http://www.defenseone.com/threats/2014/10/cyber-attack-will-cause-significant-loss-life-2025-experts-predict/97688/?oref=d-topstory

[5]https://archive.today/20120719215756/http:/www.af.mil/news/story.asp?id=123221046

[6] http://www.geopolitica-rivista.org/21617/il-manuale-tallinn-della-nato-sintesi-delle-regole-del-diritto-internazionale-applicabile-alla-guerra-cibernetica/

[7]http://www.jpost.com/Defense/Prime-minister-announces-new-cyber-defense-taskforce

[8]http://www.disordinemondiale.com/2013/06/cyber-guerra-israele-punta-ad-un-iron.html

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