La prima “guerra batteriologica mondiale”

di Marco Corno

La pandemia di coronavirus che dall’inizio dell’anno affligge l’umanità ha alimentato il caos geopolitico del nostro mondo. Lo shock causato da questo nuovo inopinato cataclisma sembra aver bloccato temporaneamente la vita delle persone, incredule e spaesate per l’attacco di un nemico inaspettato. L’onda d’urto rischia di portare indietro le lancette della storia dell’umanità di diversi secoli soprattutto per le conseguenze economiche. Benché ci sia ancora molta diffidenza nell’affermarlo, la crisi attuale è da considerarsi peggiore perfino di quella di Wall Street del 1929, non solo per la sua connotazione economico-finanziaria ma soprattutto per il suo aspetto sanitario e le ripercussioni sulla salute delle persone.
Dal punto di vista dell’ordine internazionale, il coronavirus getta ancora più nel caos il già caotico sistema internazionale. L’epidemia di Covid-19 avrà lo stesso impatto geopolitico della Guerra dei Trent’anni (1618-1648) che diede vita al cosiddetto sistema internazionale vestfaliano degli stati (1648). Già da tempo molti storici e politologi parlano apertamente di disordine internazionale, definendo l’attuale ordine internazionale come post-vestfaliano, perché afflitto da forze centrifughe che frammentano sempre di più il dominus americano, nato dopo la fine della Guerra Fredda (1991), e il cui sviluppo è incerto. Adesso, questa pandemia geopolitica ha dato il definito coup de grace ad un sistema in frantumi e ha accelerato quei processi storici innescatisi dal 11 settembre 2001 che daranno vita veramente ad un nuovo ordine internazionale neo-vestfaliano o post vestfaliano.
I primi ad essere colpiti da questo fenomeno saranno le grandi potenze come Cina e USA.
Entrambe le potenze si trovano ora a dover inseguire e affrontare un evento tutt’altro che epifenomenico che potrebbe scombinare i rispettivi piani, specialmente per Pechino. Da un’analisi puramente economica la perdita produttiva della Cina è di ben il 13,5% e la prospettiva di crescita annuale del PIL passata dal 5.8% al 2.9% fanno presagire una debellatio del progetto 2049 di Xi Jinping, sempre più lontano nel tempo. Eppure studiare solamente dal punto di vista economico la situazione cinese è un errore perché non tiene conto della cultura cinese e della loro capacità di reazione alle difficoltà che si trovano ad affrontare, il che fra presagire un possibile ritorno ancora più forte della Cina nella società internazionale. Le cosiddette Via della Seta della salute cinesi inaugurate da Xi Jinping, qualche giorno fa, manifestano la volontà di Pechino di non voler perdere quanto ottenuto finora, suscitando immediatamente le proteste degli USA che hanno accusato Pechino di negligenza nell’affrontare l’epidemia di coronavirus. Questi sono i primi segnali di un possibile inasprimento dei rapporti tra Pechino e Washington che potrebbero portare le élite di ambo i paesi a prendere decisione avventate in un momento di forte debolezza come Sparta contro Atene, prima della guerra del Peloponneso del 431-404 a.C, quando Sparta, potenza egemone, nel tentativo di impedire l’ascesa di Atene decise di intraprendere una guerra che provocò la distruzione di entrambe le polis, sebbene Sparta formalmente ne uscì vincitrice, ponendo fine alla grande civiltà greca.
Questa pandemia sta accelerando processi geopolitici già innescatisi da anni, accorciandone lo sviluppo temporale, come il ritorno prepotente della storia nella società internazionale e con essa la vecchia logica di potenza che ha gli stati come propri protagonisti principali.
Da questa pandemia le istituzioni internazionali, come l’ONU, ne usciranno più indebolite come la Società delle Nazioni, entrata definitivamente in crisi dopo l’invasione nipponica della Manciuria nel 1931.
La stessa Unione Europea è stata messa sottopressione in questi ultimi 13 anni e il coronavirus rischia di distruggerla definitivamente a causa di lunga serie di debolezze ed errori compiuti, ad esempio la mancanza di solidarietà della Ue nei confronti dei paesi più colpiti dall’epidemia come l’Italia, l’ipocrisia degli stati europei sul rispetto dei diritti umani (soprattutto verso i poveri, le minoranze etniche e i migranti), il ripudio delle origini cristiane della stessa comunità europea e l’eccessiva visione economicista della società europea intrappolata in paradigmi rigidi, inadatti a gestire un fenomeno delicato e complesso come la sanità. A tutto ciò si unisce la fragilità delle democrazie europee che a differenza di quelle asiatiche, Giappone e Corea del Sud, e dell’autoritaria Cina hanno sottovalutato in modo irresponsabile il fenomeno, finendo in un vicolo cielo.
La crisi altisonante rischia di riportare l’Europa agli anni’70 del XIX secolo quando non esistevano né Schengen né la moneta unica e nemmeno la bandiera europea, ma rigidi confini che delimitavano i popoli e che spesso diventavano oggetto di dispute territoriali. La sospensione delle stesse democrazie occidentali per contenere l’epidemia potrebbe rappresentare un punto di non ritorno qualora questa “guerra batteriologica” risultasse essere più difficile del previsto da vincere. La debacle europea, o meglio la sua implosione, trasformerebbe l’Europa da “soggetto geopolitico” ad “oggetto geopolitico”, preda delle grandi potenze (USA, Russia, Cina) e di potenze regionali in ascesa (Turchia ad esempio), ambiziose di guadagnarsi il droit de regard della regione.
L’umanità sta vivendo forse inconsciamente il “primo conflitto batteriologico mondiale” della sua storia, una guerra imprevista, senza confini in cui si combatte per la sopravvivenza stessa della razza umana e il cui nemico invisibile risulta essere più difficile da stanare e sconfiggere di qualsiasi organizzazione terroristica, più di Al-Qaeda e dello Stato Islamico.
Esiste una strana forza mistica che corre lungo i secoli: nel 1814-1815 con il Congresso di Vienna si posero definitivamente fine alle guerre napoleoniche, esattamente cent’anni dopo, nel 1914, l’umanità sperimentò la prima vera guerra industriale moderna (la Prima Guerra Mondiale) e 102 anni dopo la sua fine la razza umana sta vivendo la “Prima Guerra Mondiale Batteriologica” che potrebbe o porre le condizioni o evolvere in una Terza Guerra Mondiale tout court.
Di certo questa catastrofica pandemia geopolitica darà direttamente o indirettamente vita ad una nuova era in cui nuove civiltà emergeranno e altre cadranno così come nel 1453 la caduta di Costantinopoli segnò la fine della civiltà bizantina e il passaggio dall’età medievale all’età moderna.