La sfida di Confindustria Trento: intervista a Fausto Manzana

'Per superare la crisi dovuta alla pandemia servono valore e generosità'.

a cura di Angelo Fasulo

Confindustria Trento dal 1945 rappresenta gli interessi e l’identità collettiva delle imprese trentine. Oggi conta oltre 600 imprese e 30mila addetti, un corpo intermedio che è caratteristica della società occidentale e che dovrebbe svolgere un ruolo di coprotagonista nella realizzazione delle strategie del paese. In questo contesto storico, che la pandemia ha costretto i policy maker di tutto il mondo a rivalutare le strategie di investimento per lo sviluppo della società, abbiamo scelto di intervistare Fausto Manzana, imprenditore e presidente degli industriali Trentini, per comprendere come il Trentino stia riprogettando le proprie strategie industriali.

– Il presidente di Confindustria nazionale Carlo Bonomi, contestualmente al suo insediamento, ha presentato il volume “Il Coraggio del Futuro” dove vengono elencate dell’indicazione per la politica e la società civile per la progettazione dell’Italia del 2030-2050. Secondo Confindustria Trento quali strategie è opportuno applicare nel 2021 per poter fronteggiare la crisi economica causata dalla pandemia globale?
“Innanzitutto è il caso di precisare che ci troviamo di fronte a una situazione tutta nuova, un vero e proprio tsunami sanitario ed economico che inevitabilmente avrà riflessi di carattere sociale. Stiamo parlando di un calo del PIL di circa il 10 %, forse oltre. Le previsioni di “rimbalzo” previste per il 2021 continuano ad essere riviste al ribasso. Questa crisi si aggiunge a una situazione di stagnazione della nostra economia nazionale e locale. A livello nazionale, in termini di PIL siamo arretrati di oltre 25 anni con un debito al 160 % del PIL. È necessario prendere atto di questa situazione per decidere quale strada imboccare per uscire da questo contesto. Io credo che si debba fare ricorso a tutte le nostre energie per impostare una via verso la semplificazione e il rispetto delle regole, costruendo un nuovo rapporto tra cittadini e imprese verso la pubblica amministrazione. Abbiamo 110 MLD di evasione, un livello di evasione che il Paese non si può permettere e chi paga le tasse ne paga decisamente troppe. Ma l’evasione è anche frutto della poca chiarezza, dell’assurda stratificazione normativa. Tutto questo non lo si affronta con slogan ma lavorando con impegno e determinazione dicendo chiaramente che serviranno anni per recuperare lo svantaggio competitivo che abbiamo accumulato in questi ultimi decenni. Una situazione che blocca gli investimenti pubblici e privati. A solo titolo di esempio, si valuti che negli ultimi 25 anni la normativa degli appalti ha visto 1,5 norme/mese”.

– La globalizzazione ha comportato la delocalizzazione in alcune zone del mondo della produzione creando quelle che oggi vengono definite le catene globali del valore. Quest’ultime saranno riviste dopo il Covid-19″ Quali strategie e in quali settori il Trentino potrà risultare attrattivo, visto anche la presenza di eccellenti percorsi universitari e centri di ricerca?
“Durante le prime fasi della pandemia abbiamo potuto toccare con mano la complessità delle catene del valore però non credo che il tema sia la globalizzazione, ma il fatto che alcuni prodotti considerati a basso valore aggiunto siano improvvisamente diventati elementi chiave per la nostra sicurezza. Non credo che rivaluteremo positivamente i nostri comportamenti, dopo le prime settimane di paura con qualche manifestazione di orgoglio nazionale siamo tornati a bisticciare su tutto, sui numeri COVID, sull’utilizzo del Next Generation EU, sul rapporto tra salute ed economia. A prescindere dalla pandemia, il nostro Trentino potrà essere attrattivo se prende atto dei propri punti di forza e delle proprie debolezze. L’ambiente, la nostra storia, la nostra originalità e la dimensione vista come elemento di forza ma anche di debolezza. Abbiamo maggiori possibilità di altri Territori in funzione della nostra Autonomia Speciale. Dobbiamo tornare a coltivarla e farla valere. Dobbiamo essere attrattivi offrendo modelli di vita che sanno da dove veniamo, dove siamo e dove vogliamo andare ed allora i nostri Centri di Ricerca debbono essere la punta di diamante per un’agricoltura sostenibile, per un’industria 4.0, per un welfare inclusivo che veda nei servizi alla famiglia l’elemento chiave per invertire l’andamento della natalità con il conseguente abbandono delle nostre valli”.

– L’ export rivestirà un ruolo chiave anche nel rilancio del Trentino, in questo sarà importante la presenza all’Expo di Dubai che si terrà nel 2021. Confindustria Trentino ha pensato a qualche servizio, anche in collaborazione con player locali o internazionali come Trentino Export e Simest, affinché anche realtà di piccole e medie dimensioni abbiano la possibilità di presentare le proprie eccellenze?
“Sulla nostra presenza all’Expo di Dubai siamo già al lavoro, con un programma in via di definizione che è per il momento in standby in ragione dell’emergenza in atto. Grazie al braccio operativo di Trentino Export e al supporto organizzativo dei suoi collaboratori negli Emirati Arabi Uniti, per gli imprenditori trentini si è prevista una missione imprenditoriale dal taglio molto operativo e commerciale, con visita all’Expo e incontri B2B mirati per le aziende partecipanti. Con un minimo di prospettiva, torneremo a lavorare ai dettagli nell’ottica di una condivisone con i diversi attori provinciali interessati all’Expo”.

– Quest’anno Dubai ha concluso la sua presidenza del G20, testimone che nel 2021 passerà all’Italia. Un’occasione che ricapiterà solo tra vent’anni: perché tra gli eventi ministeriali e altri eventi informali il Trentino-Alto Adige resta tra le poche regioni che non saranno protagoniste attive del G20 2021?
“Ricordo che Emma Marcegaglia sarà alla guida del G20 Business Summit, il più autorevole tra i gruppi d’ingaggio istituiti dal G20, riservato alle imprese e alle loro organizzazioni di rappresentanza. Grazie alla presidenza del B20 affidata a Confindustria, coinvolgeremo i nostri associati nelle iniziative di maggiore interesse per il nostro sistema economico, se pure sul nostro territorio non sono stati ad oggi formalizzati eventi, che sarebbero comunque limitati dalle restrizioni anti-Covid. Nell’ottica che l’emergenza possa perdurare, il programma prevede in effetti che gli incontri ministeriali e gli eventi speciali già calendarizzati si svolgano in videoconferenza”.

– Si parla spesso di mismatch tra domanda e offerta del lavoro. Questo fenomeno è presente anche all’interno del sistema industriale Trentino? Quale strategia può essere messa in campo affinché i percorsi formativi soddisfino anche le esigenze dell’aziende?
“Purtroppo sì. Il fenomeno è presente anche nel nostro Trentino. A mio dire ci sono due aspetti di questo problema. Il primo: abbiamo una serie di attività che non sono per nulla attrattive per i cittadini trentini e italiani in genere e per questo dobbiamo immaginarci maggiormente disponibili ad inserire nella nostra società tutte le risorse umane che ci servono per il funzionamento della nostra società. Su questo tema si potrebbe ragionare molto a lungo ma dobbiamo prendere atto che l’assistenza agli anziani, l’agricoltura, l’edilizia e molte altre attività non potrebbero funzionare senza il supporto degli immigrati. L’altra parte del problema sta nella netta separazione tra scuola e mondo del lavoro. Noi dovremo immaginare una maggior contaminazione tra il mondo del lavoro e il mondo della scuola. Una interazione che preveda non solo di supportare meglio lo studente ma anche il docente e l’impresa che deve saper accogliere e far proseguire la formazione anche dopo l’ingresso del giovane nel mondo del lavoro”.

– Presidente, lei prima di rappresentare gli industriali è un imprenditore fortemente legato al territorio, con un’azienda che negli anni sta diventando leader nel settore dei servizi sanitari. Come valuta le strategie che stanno emergendo per l’applicazione del Recovery Fund?
“Sì, sono molto legato al nostro territorio, sono ragionevolmente convinto che l’azienda che rappresento sia un prodotto del nostro Trentino. Certo, oggi suggerirei a qualsiasi giovane collega che inizia un’attività di guardare al mondo immediatamente nel momento in cui costituisce la sua società, mentre noi abbiamo iniziato il nostro percorso di internazionalizzazione solo una decina di anni fa. In relazione al Recovery Fund direi che la strategia l’ha impostata l’Europa. Noi dobbiamo implementarla con una serie di investimenti che non potranno che essere interregionali. Non vedo la possibilità di realizzare opere a carattere locale con questi fondi. Diverso è immaginare di partecipare a progetti di carattere globale, con il nostro Trentino che con risorse proprie implementa ulteriormente questi progetti. Non dimentichiamo i fondi strutturali del bilancio Ue, queste sono risorse aggiuntive che in parte arriveranno al bilancio provinciale”.

– Questo presente, così drammatico per l’intera umanità, presto diventerà passato e per quanto recente rischierà di essere dimenticato. Da imprenditore cosa ha appreso?
“Che gli egoismi non possono avere spazio. Che le complessità dei problemi che abbiamo davanti non trovano risposta in un tweet. Che non esiste economia senza salute ma nemmeno salute senza economia. Che per creare valore serve l’impresa. Qualsiasi forma di impresa, ma l’impresa è necessaria e quello che più mi amareggia ed intristisce è il sentimento anti-industriale che sta crescendo. Prima della pandemia pensavo che i nostri problemi fossero legati alla sottovalutazione della meritocrazia. Oggi aggiungerei che forse è venuta meno la generosità. Gli operatori sanitari ce l’hanno insegnato e ce lo stanno insegnando anche in questa seconda fase, anche se non sono più definiti eroi. Ecco forse una riflessione sul cosa noi facciamo per gli altri, per la comunità potrebbe essere di molto aiuto per ripartire”.